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Juventus, il caso e la plusvalenza Muratore: chi ha detto che le seconde squadre non servono a niente?


Nella serata di ieri Simone Muratore si è tolto la soddisfazione di debuttare in Serie A, dopo essere stato gettato nella mischia da Maurizio Sarri contro il Lecce a 13' dalla fine quando il risultato era ormai in ghiaccio. Il nome del classe '98 non era noto ai più, ma è salito agli onori delle cronache negli ultimi giorni perché la Juventus ha definito la sua cessione all'Atalanta (è nativo di Bergamo) per la non disprezzabile cifra di 7 milioni di euro. Al di là dei ragionamenti sull'operazione conclusa con una società amica come quella di Percassi per mettere a bilancio una bella plusvalenza, il percorso di Muratore è emblematico per spiegare l'importanza del progetto u23, in cui solo la Juventus, con la solita lungimiranza, ha avuto la forza di credere.
Il giovane centrocampista è sempre stato un elemento in vista delle giovanili juventine, spesso capitano e precocemente impiegato in Primavera prima che nel 2015 un pesante infortunio al crociato con annessa ricaduta ne frenasse bruscamente il processo di crescita. Una volta arrivato il momento di spiccare il volo nel calcio dei grandi per limiti di età, è ragionevole pensare che la sua carriera si sarebbe sviluppata tra una serie di prestiti nelle serie inferiori, spesso infruttuosi per i suoi coetanei, senza probabilmente trovare qualcuno che gli avrebbe dato la giusta continuità per migliorarsi e ancor prima ritrovare la confidenza col campo dopo i tanti imprevisti fisici.
La Juventus però nella stagione 2018/2019 è l'unica società di Serie A a non farsi dissuadere dai costi, dai regolamenti, dalla necessità di avere uno stadio a norma, dai veleni di una categoria già in sofferenza e decide di fondare la propria seconda squadra. Nella formazione u23 l'ex capitano della Primavera, al primo impatto col mondo professionistico, porta a termine una stagione molto costante da 36 presenze in Serie C, guadagnandosi nell'ordine la convocazione di Allegri per il derby di Torino del 3 Maggio 2019, la tournée estiva agli ordini di Sarri (va anche in rete), il debutto in Champions League contro il Leverkusen a Dicembre, e il già citato esordio in Serie A. Non si ha la controprova, ma avrebbe raggiunto gli stessi traguardi allontanandosi dall'ala protettiva della Vecchia Signora?
Federico Cherubini, collaboratore di Paratici e coordinatore delle varie squadre della Juventus ha parlato così oggi alla Gazzetta dello Sport sui vantaggi e gli svantaggi di avere una seconda squadra: "Una statistica dice che meno del 2% dei giocatori della Primavera riescono a garantirsi presenze in A subito dopo le giovanili. Noi avevamo un sistema di prestiti, che però era tortuoso: Spinazzola ha fatto sei stagioni in prestito con sette squadre diverse. Con l'U23 invece abbiamo potuto tenere 25-30 giocatori in casa. Le difficoltà principali? Una su tutte, creare una identità alla squadra. Giochiamo le partite in casa ad Alessandria, siamo praticamente sempre fuori casa. E durante le nostre trasferte ci sono manifestazioni contro le seconde squadre…".
È evidente come il fine ultimo debba essere quello di rifornire la Prima Squadra, ma considerando che l'obiettivo dei bianconeri è primeggiare in Italia e in Europa e che la u23 ha solo due anni di vita, accontentarsi per cominciare di una plusvalenza secca da 7 milioni non è poi così male.

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