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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

La maturazione contro il riscatto: Roma-Milan non è solo uno scontro diretto in chiave Champions

Il posticipo della 24esima giornata di Serie A metterà di fronte domani sera Roma e Milan, entrambe reduci dalle fatiche di Europa League, con la qualificazione agli ottavi raggiunta in maniera piuttosto diversa: la squadra di Fonseca ha archiviato la pratica Braga senza difficoltà, mentre il Milan si è dovuto avvalere della regola dei gol in trasferta per piegare la coriacea Stella Rossa di Dejan Stankovic, uscita imbattuta dai 180' nonostante l'inferiorità numerica patita sia all'andata che al ritorno. Pioli in conferenza stampa ha ricordato come ormai si sia entrati nel momento decisivo della stagione, in cui i punti pesano di più, specie quelli in palio in uno scontro diretto come quello che andrà in scena all'Olimpico. Dopo i ko contro Spezia e Inter, e un pareggio in campo europeo che ha confermato il momentaccio di Ibra e compagni, l'obbligo in casa del Diavolo è quello di riscattarsi per non dover cominciare seriamente a guardarsi le spalle dalle numerosi co

Sorteggi Europa League: Milan ad Old Trafford, il caro vecchio Shakhtar per la Roma

Il pericolo di questi tempi viene dall'Inghilterra, sul fronte sanitario ma anche in Europa League. L'urna degli ottavi presentava tre grandi insidie provenienti dalla Premier League, e il Milan ha pescato probabilmente la peggiore, il Manchester United. Accoppiamento dall'alto coefficiente di difficoltà, ma anche incrocio amarcord perché la memoria vola subito alle semifinali di Champions League del 2006/2007, anno di grazia rossonero. Sarà lo Shakhtar Donetsk invece l'avversaria della Roma, in una sfida che ormai è una classica del calcio europeo: l'ultimo precedente riporta agli ottavi del magico percorso in Champions del 2017/2018, ma le due squadre si sono già affrontate nel 2006/2007 e nel 2010/2011, con alterne fortune. Per Paulo Fonseca si tratta della seconda reunion con un club allenato prima di sbarcare nella Capitale, dopo aver eliminato il Braga nei sedicesimi di finale.

Calhanoglu e il Milan, serve ancora tempo per il rinnovo: ma merita davvero i soldi che chiede?

Come se non bastassero le preoccupazioni del campo, con Pioli chiamato a gestire il momento più delicato della stagione dopo il doppio ko contro lo Spezia e nel derby, il Milan è sempre alle prese fuori dal rettangolo verde sul fronte rinnovi con gli spinosi dossier relativi a Donnarumma e Calhanoglu. Maldini, Massara e compagnia rimangono fiduciosi, forti della volontà di entrambi i giocatori di non svuotare i rispettivi armadietti, ma intanto i giorni passano, gli incontri con gli entourage non si rivelano conclusivi, e le firme non arrivano. Per quanto riguarda il turco, l'ultimo meeting con l'agente Gordon Stipic ha confermato le discrepanze già note sulle richieste economiche: i rossoneri non vorrebbero spingersi oltre i 4 milioni all'anno , mentre il trequartista ex Bayer Leverkusen ne chiede 5. Una distanza forse colmabile con l'inserimento di bonus legati a obiettivi individuali e collettivi (ma il nodo sta nel coefficiente di difficoltà di questi incentivi), an

Un bagno di umiltà e un piano di crescita: cosa può insegnare alla Lazio la sconfitta contro il Bayern

A giudicare dalle reazioni dopo il fischio finale di voci e volti ampiamente noti all'interno dell'ambiente laziale, viene da pensare che la schiacciante superiorità grazie alla quale il Bayern si è concesso una passeggiata di salute all'Olimpico non fosse stata messa in preventivo. Il valore dell'avversario, campione d'Europa e del Mondo, era ampiamente noto, ma il percorso europeo di Immobile e soci, imbattuti nel girone, ispirava evidentemente fiducia. I bavaresi invece hanno crudelmente riportato sulla terra i biancocelesti , colpevolmente autolesionisti con una serie di errori imperdonabili che hanno facilitato il compito della corazzata tedesca. Nulla di cui disperarsi comunque: la Lazio era assente dalla Champions da 13 anni prima dell'attuale partecipazione e non si confrontava con una vera big europea da troppo tempo. Da queste sconfitte passa inevitabilmente il processo di crescita in campo internazionale , e Inzaghi lo sa. Dall'1-4 incassato da Mu

A star is born: Musiala, il gioiello del Bayern legato a filo doppio a Bellingham

"Thomas Muller chi?" . È divertente provare ad immaginare le reazioni euforiche di parenti e amici di Jamal Musiala, al triplice fischio di un ottavo di finale di Champions in cui il gioiello classe 2003 si è trovato a sostituire il campione tedesco, ai box causa Coronavirus, segnando il gol del momentaneo 2-0 del suo Bayern Monaco all'Olimpico. Una rete che gli ha permesso di diventare per una sera l'uomo (anzi l'adolescente, visto che compirà 18 anni tra due giorni) sulla bocca di tutti, nonostante il suo enorme talento si fosse già notato nella massima competizione europea (aveva già giocato titolare in casa dell'Atletico Madrid) e in Bundesliga, dove ha raccolto 16 presenze con tre esultanze al suo attivo. Il tecnico Hansi Flick lo considera un'opzione all'altezza dei big di cui dispone in rosa e non è un caso che sia diventato il più giovane esordiente in massima serie nella storia di un club glorioso come quello bavarese. La Lazio nel destino ver

Lazio a caccia dell’impresa: tre motivi per credere che il Bayern non sia imbattibile

È possibile pensare di confrontarsi con una corazzata del calcio europeo senza timori reverenziali, e avere una convinzione nei propri mezzi tale da sentirsi in grado di eliminare dalla Champions i campioni uscenti, alla prima partecipazione nella competizione dopo 13 anni di assenza? Simone Inzaghi ne è convinto, e in questi giorni a Formello ha lavorato tanto sull'aspetto tattico quanto sulla testa dei suoi giocatori, per rendere l'Everest che la Lazio dovrà scalare in 180' un po' meno impervio a prima vista. I biancocelesti in fondo si presentano agli ottavi con poco da perdere dopo l'accoppiamento proibitivo riservato dall'urna, e soprattutto ci arrivano dopo aver portato a termine il girone da imbattuti raccogliendo 4 punti nel doppio incrocio contro i tedeschi del Borussia Dortmund, anch'essi considerati sulla carta superiori al momento del sorteggio iniziale. Che avversario si troveranno contro Immobile e compagni? I bavaresi per blasone e livello te

Il rinnovo e poi l’esonero: Cagliari l’ultima tappa della parabola discendente di Di Francesco

Era ormai nell'aria, mancava solo l'ufficialità che puntualmente è arrivata. Eusebio Di Francesco è stato sollevato dall'incarico di allenatore del Cagliari, che lo sostituisce con l'ex Spal Leonardo Semplici. Il Presidente dei sardi Tommaso Giulini ha provato a difenderlo fino alla fine, rinnovandogli poche settimane fa anche il contratto (fino al 2023..) per dare forza e continuità all'ambizioso progetto avviato in estate, ma la sconfitta nello scontro salvezza con il Torino è stata fatale. Impossibile ignorare ancora i numeri impietosi: 1 punto nelle ultime 10 partite, 1 gol segnato nelle ultime 7, la vittoria che non arriva dallo scorso Novembre (quasi un girone fa, 16 partite) e la classifica che racconta di un'agonizz ante  terzultima posizione con 15 punti raccolti in 23 giornate. Con l'aggravante di una rosa altamente competitiva, che sarebbe stato meno sorprendente veder lottare per un posto in Europa piuttosto che per evitare la retrocessione. Eppu

Due schegge impazzite nel motore di una squadra solidissima: la ricetta Scudetto dell’Inter

Vincere, convincere, dominare. L'Inter è riuscita a fare tutto questo e di più nel derby di Milano, aggredendo l'avversario rossonero sin dai primi minuti forte anche del vantaggio psicologico acquisito con il sorpasso in classifica, risalente a solo sette giorni fa. Quella nerazzurra è stata un'assoluta prova di forza, per la prima volta Lukaku e compagni hanno offerto la nitida impressione di essere la vera squadra da battere, la corazzata che il campionato deve temere, legittimando la posizione di favorita che ha sempre avuto da molti addetti ai lavori. Eppure questa Inter, fino ad oggi, non sempre si era dimostrata formazione da salto di qualità, che vuole solo vincere lasciando agli altri il piacere di partecipare. Grande solidità, assicurata da una difesa che ormai si conosce a memoria, gli strappi di Barella, le sgasate di Hakimi e la potenza di fuoco dei gemelli del gol più letali della Serie A: mancava però qualcuno dotato di un po' di creatività in mezzo al ca

Gli occhi della Serie A sul derby Scudetto: le quote di Milan-Inter

La Milano del calcio torna prepotentemente protagonista con un derby che vale una fetta di Scudetto, dopo anni di sfide utili più a nobilitare il bilancio di annate sottotono. È il terzo incrocio stagionale tra Milan e Inter, finora spartitesi equamente le vittorie nei due precedenti: la punizione di Christian Eriksen a tempo scaduto ha sancito il 2-1 definitivo che ha permesso ai nerazzurri di staccare il pass per le semifinali di Coppa Italia, mentre una doppietta di Ibrahimovic ha deciso con lo stesso risultato la stracittadina valida per la quarta giornata di campionato, per quella che rimane l'unica gioia rossonera negli ultimi tre anni contro i cugini. Le quote sono a favore della squadra di Conte, fresca di sorpasso in classifica ai danni di Pioli: il 2 della capolista viene dato a 2,00 sia da Snai che da Sisal Matchpoint , la X a 3,60 , l'1 dei padroni di casa oscilla tra 3,60 e 3,70. Le grandi partite vengono decise dai grandi giocatori.. e le attenzioni saranno tutte

L’abbondanza e l’emergenza: le due facce della medaglia della Roma europea

L'unica squadra italiana capace di uscire vittoriosa dalle dispendiose trasferte del Giovedì sera di Europa League, è stata la Roma. Paulo Fonseca può essere ampiamente soddisfatto della personalità con cui i suoi, nonostante le avversità, hanno espugnato il campo di una squadra come il Braga, vecchia conoscenza del tecnico, che nella Primeira Liga portoghese accusa un ritardo di un solo punto rispetto a quel Porto che ha battuto la Juventus pochi giorni fa in Champions League. Nella cornice del particolarissimo Estadio Municipal incastonato nella roccia, i giallorossi riscoprono dopo tempo immemore il lusso di potersi permettere una staffetta tra due centravanti, che se non possono essere definiti ancora di uguale livello, per il momento non fanno assolutamente rimpiangere la mancanza l'uno dell'altro: Edin Dzeko ha aperto le marcature e Borja Mayoral ha chiuso i giochi entrando dalla panchina. Il bosniaco, degradato al di sotto dei galloni da vice-capitano (al momento del

Oporto sembra Lione: questa Juve può ribaltarla al ritorno?

Il rapporto della Juventus con le fasi ad eliminazioni diretta della Champions sembra farsi più complicato ogni anno che passa. I tempi di Berlino e Cardiff sembrano così lontani, anche se le finali del 2015 e del 2017 cronologicamente non sono poi seppellite in un passato così polveroso. In mezzo però sono cambiati i giocatori, gli allenatori, si è chiuso un ciclo e se ne è aperto un altro alla ricerca del Sacro Graal di un calcio più moderno e fluido che, ieri con Sarri e oggi con Pirlo, i bianconeri non riescono ad assimilare. E così ci si trova a commentare una sconfitta al Dragão simile nei contenuti, scadentissimi, e nel risultato a quella di una stagione fa al Parc OL contro la squadra di Rudi Garcia. Il 2-1 in terra portoghese è frutto di un cocktail indigesto di fattori: dal regalo di Bentancur in avvio che ha sconvolto i piani tattici, alle assenze e alla precaria condizione fisica con cui si sono presentati all'appuntamento europeo alcuni giocatori chiave, passando per i

Mbappé e Haaland, il futuro è già qui: chi ha il talento per opporsi ad un nuovo duopolio?

L'andata degli ottavi di finale non si è neanche conclusa, ma il primo rush di partite che ha inaugurato l'attesa fase ad eliminazione diretta della Champions League sembra già aver emesso dei verdetti, sancendo un ideale passaggio di consegne tra i protagonisti del calcio europeo di oggi e quelli di domani. Mentre Messi e Ronaldo, vincitori di 11 delle ultime 12 edizioni del Pallone d'oro, uscivano dal campo sconfitti e nervosi, confinati ad un ruolo di attori secondari così lontano dalle loro abitudini da divi, Kylian Mbappé ed Erling Braut Haaland ne approfittavano per consacrare ancora di più, se ce ne fosse bisogno, la loro stella nel firmamento. Tripletta per il francese in un tempio solenne come il Camp Nou (solo Shevchenko ci era riuscito prima nella massima competizione europea), doppietta il giorno dopo per il norvegese, stimolato a suo dire dalle gesta dell'ex Monaco. L'interrogativo che ci si deve porre oggi non è se sono loro due gli eredi designati del

Il Barça non c’è più, nobile decaduta del calcio europeo: la Masia è l’unica strada per tornare nell’Olimpo

L'8 Marzo del 2017 il Barcellona scriveva una delle pagine più leggendarie della sua storia personale e di quella del calcio europeo, completando una rimonta ai limiti dell'impossibile ai danni del Paris Saint-Germain con un 6-1 che fece tremare le fondamenta di un Camp Nou ribollente. Quattro anni dopo, contro lo stesso avversario e nello stesso stadio, anche se per l'occasione desolatamente silenzioso, uno strepitoso Kylian Mbappè passeggia sulle macerie di una squadra iconica e rivoluzionaria ai tempi della sua versione migliore. Gli sguardi persi nel vuoto dei senatori Piquè e Busquets sono la diapositiva dello smarrimento del mondo culè , benché rappresentino soltanto un deja-vu delle numerose figuracce all'interno delle ultime campagne europee di Messi e compagni. Proprio lui, il Diez, con quel linguaggio del corpo rassegnato, ansioso di voltare pagina e rescindere il cordone ombelicale che lo lega da vent'anni ai colori blaugrana. Se il presente è contraddist

Suarez-Morata-Dzeko: rendimenti a confronto tra i protagonisti del valzer delle punte in casa Juve

2 gol subiti nelle ultime 8 partite, Coppa Italia e Supercoppa comprese. Sono i numeri che fotografano la ritrovata solidità della Juventus, nonostante nel periodo preso in considerazione il calendario bianconero sia stato ricco di sfide dall'alto coefficiente di difficoltà. Le 19 reti al passivo fanno di Chiellini e compagni attualmente la miglior difesa, una statistica rincuorante in ottica Scudetto se si prende per buono il solito ritornello secondo cui in Italia vince chi prende meno gol. Anche se poi l'anno scorso la Juve di Sarri finì davanti a tutti lo stesso con una retroguardia sicuramente meno ermetica rispetto alle storiche abitudini. A preoccupare dalle parti della Continassa in questo momento è la scarsa vena di un attacco, addirittura il sesto del nostro campionato con 41 centri, in cui Ronaldo sta vivendo una fase poco brillante probabilmente in funzione di una preparazione finalizzata a portarlo al massimo della forma adesso che torna la Champions, e Morata non

Inter, una vittoria che vale più di tre punti: sorpasso, primato e segnale al campionato

Da qualsiasi punto di vista si parta per analizzare il 3-1 con cui l'Inter si è sbarazzata della Lazio tra le mura amiche, in palio c'erano indubbiamente tre punti di platino, con un peso specifico enorme qualsiasi sia la prospettiva adottata. A cominciare da quella più ovvia, il dovere di approfittare dei passi falsi delle rivali dirette Milan e Juventus e operare il sorpasso in vetta ai danni dei cugini dopo una lunga rincorsa. Missione compiuta e non era scontato, non solo per lo stato di forma di un avversario che coltivava timide speranze di riproporsi antagonista Scudetto come un anno fa, ma anche perché ai nerazzurri era già capitato di sciupare l'occasione di fare uno scatto importante in classifica, l'ultima volta ad Udine con uno scialbo 0-0. Il primato conquistato ad una settimana da un derby potenzialmente decisivo potrebbe rivelarsi psicologicamente un fattore importante e Conte lo sa: considerando il coefficiente di difficoltà diverso delle partite del fin

Roma, Veretout dans l’élite: solo due centrocampisti in Europa meglio di lui

Se avere a disposizione giocatori che svolgono con la stessa efficienza le due fasi è una delle chiavi del successo nel dinamico calcio moderno, uno dei centrocampisti che in Serie A incarna meglio questa virtù è sicuramente Jordan Veretout. Il francese ha una naturale predisposizione a sradicare il pallone dai piedi dell'avversario, e a ciò abbina una visione di gioco più che buona e soprattutto un'eccellente capacità di buttarsi negli spazi e inquadrare la porta con inserimenti letali. È il perfetto prototipo del mediano box to box di cui ogni squadra di Premier League è perennemente alla ricerca, anche se, in maniera del tutto paradossale, la sua avventura inglese ai tempi dell'Aston Villa non fu per niente indimenticabile. Con la doppietta all'Udinese il classe '93 scuola Nantes è salito a quota 9 reti in campionato (di cui 5 su rigore, ma bisogna pur sempre saperli calciare con la sua precisione), diventando il miglior marcatore transalpino della storia della

Pau Lopez brilla contro Musso: presente e futuro della porta della Roma?

Se c'è una zona di campo in cui la Roma ha in programma un investimento per rinforzarsi in vista della prossima stagione, sicuramente non può che trattarsi della porta. Mirante infatti è in scadenza di contratto, e Pau Lopez, che si è alternato tra il ruolo di titolare e quello di riserva, non riesce ad avere quella continuità necessaria a garantire sicurezza ad una difesa già di suo molto alta come impostazione tattica. In estate è molto probabile che si prenderanno strade diverse con quello che Petrachi ha reso il portiere più caro della storia giallorossa al momento del suo acquisto dal Betis Siviglia. Contro l'Udinese, nel contesto di una partita in cui non è stato di certo costretto agli straordinari, lo spagnolo ha trovato comunque il modo di mettersi in mostra vincendo in bello stile un uno contro uno davanti a Deulofeu grazie ad una perfetta uscita sui piedi del connazionale: nel frattempo sull'altro lato del campo, Juan Musso, comprensibilmente più impegnato, incas

Anche i grandi possono cadere: dentro la crisi di Klopp e Alisson a Liverpool

Agli occhi lontani degli spettatori esterni sembra che alcune squadre che fanno parte dell'elite europea siano quasi inscalfibili, impassibili di fronte ai normali problemi dei comuni mortali del mondo del pallone. Specie una squadra come il Liverpool, che nell'ultimo triennio ha vinto tutto riscrivendo i libri dei record della Premier League. Eppure tutto il mondo è paese, e neanche un top manager come Jurgen Klopp dispone di una formula magica per far sì che i suoi giocatori mantengano gli altissimi standard di rendimento a cui hanno abituato. La stagione dei Reds non è partita e non sta proseguendo sotto una buona stella, a cominciare dalla mole di infortuni che ha fatto fuori tutti i difensori centrali, primo fra tutti ovviamente quel Van Dijk andato ko a causa di un intervento killer di Pickford durante il derby contro l'Everton. Se alla scelta obbligata di schierare spesso e volentieri due centrocampisti nel cuore della retroguardia, si sommano le prestazioni in chiar

Dalla Juve alla Juve: Pirlo può essere il carnefice di Gattuso

20 Gennaio 2021, giorno della Supercoppa Italiana. Le speranze del Napoli di bissare la Coppa Italia vinta contro lo stesso rivale bianconero si spengono davanti al rigore sbagliato da Insigne e al 2-0 finale al passivo. Poco più di 20 giorni dopo tre sconfitte contro Verona, Genoa e Atalanta rischiano di aver scritto la parola fine sopra l'era Gattuso alle pendici del Vesuvio, avendo messo a nudo le fragilità di una squadra che già era stata protagonista di qualche inciampo di troppo per quelle che erano le ambizioni di inizio stagione. L'allenatore d'altronde si sa è colui che paga per tutti, il responsabile primario davanti al tribunale dei tifosi delusi: anche se in più di un'occasione sono gli errori dei singoli a zavorrare il collettivo, anche se la rosa nel suo complesso è stata probabilmente sopravvalutata per traguardi troppo prestigiosi. E adesso c'è di nuovo la Juventus, altri 90' negativi nella forma e nella sostanza potrebbero essere fatali. C'

Un campionato sempre più yankee: con lo Spezia salgono a cinque le proprietà americane in Serie A

C'erano una volta i Presidenti-tifosi che facevano il loro ingresso nel mondo del pallone per una questione di cuore più che di portafoglio. Figure in via di estinzione, frammenti di un calcio che non c'è più, che ha lasciato il posto alla caccia alle plusvalenze e a imprenditori che cercano nuove frontiere per espandere il loro business. Discorso che peraltro prescinde da qualsiasi sfumatura nazionalista, perché anche i vari Lotito e De Laurentiis che nell'ultimo decennio si sono fatti apprezzare per la bontà della loro gestione economica, hanno sempre adottato approcci molto diversi dai Cragnotti e dai Ferlaino, personalità che non hanno badato a spese (pagandone anche le conseguenze) per scrivere le pagine più gloriose della storia dei rispettivi club. È un dato di fatto comunque come in Serie A le società siano sempre meno italiane al timone di comando: sono sette ormai le squadre del nostro campionato in mano a proprietà straniere, di cui addirittura cinque riconducibi

Gasperini l’ha fatto ancora: Pessina, la gavetta e il Milan sullo sfondo

Se c'è qualcosa che si può rimproverare sottovoce alla fabbrica di sogni e meraviglie chiamata Atalanta, è di non essere mai stata una squadra dall'anima spiccatamente italiana negli ultimi anni di grandi soddisfazioni. "Colpa", tra mille virgolette, anche dell'abilità degli uomini mercato bergamaschi di fare grandi affari nel rapporto qualità/prezzo, pescando da campionati come quello belga o olandese. Non a caso la Dea ha fatto registrare un record piuttosto unico nella scorsa Serie A, terminata con la bellezza di 98 gol nessuno dei quali a firma di un giocatore nato nel Belpaese. Una serie che si è protratta complessivamente fino a 200 (!) marcature prima di infrangersi sull'ingresso nel tabellino dei marcatori di Matteo Pessina in un Atalanta-Sassuolo 5-1. Una gioia significativa per il classe '97, l'equilibratore scelto da Gasperini per voltare pagina dopo la gloriosa epopea del Papu Gomez, che ha dovuto tuttavia sgomitare parecchio per arrivare a

Conte e Agnelli, (non più) quasi amici: dieci anni di amore e odio

A giudicare dai reciproci gesti di insofferenza di ieri sera, per usare un eufemismo, sembra che gli anni dell'idillio vincente tra Andrea Agnelli e Antonio Conte siano seppelliti nei ricordi di un passato sbiadito. Eppure i due adesso si detestano perché hanno condiviso tanto e probabilmente si sono sentiti traditi l'uno dall'altro: odi et amo , come scriveva Catullo nel suo carme più famoso. D'altronde Conte, quando fu scelto nel 2011 dal neo-presidente bianconero, incarnava nella stessa persona sia la bandiera di una juventinità sempre orgogliosamente esibita, sia l' homo novus , in quanto giovane allenatore incaricato di riportare ai fasti del passato (quando lui stesso indossava ancora gli scarpini) una Juventus da poco risorta dalle ceneri dopo l'incubo Calciopoli. Per tre anni solo trionfi, sorrisi, pacche sulle spalle. Poi quando stravincere in Italia non bastò più e il progetto di rinascita cominciò ad arenarsi sulla legittima ambizione di sedersi allo

Semifinali, atto secondo: le quote della Coppa Italia

Per una sera ad Antonio Conte probabilmente non dispiacerebbe emulare Andrea Stramaccioni, l'ultimo (ed unico) allenatore dell'Inter capace di sbancare l'Allianz Stadium, con un 1-3 datato 2012. Magari non gli dispiacerebbe neanche vestire, sempre per una sera, i panni di Roberto Mancini, che sfiorò nel 2016 un'epica impresa in Coppa Italia con un 3-0 ai danni dei bianconeri, vincitori all'andata col medesimo risultato. Furono fatali i rigori, ma i marcatori di allora, Brozovic e Perisic vestono ancora il nerazzurro. Servirà in ogni caso una grande prestazione per ribaltare l'1-2 di San Siro e le quote del passaggio del turno offerte da Snai riflettono la situazione di svantaggio: 4,25 per l'Inter contro l'1,20 juventino. Per quanto riguarda la partita di stasera c'è però molto più equilibrio, con gli uomini di Pirlo dati in lavagna a 2,60 contro il 2,65 degli avversari meneghini, e la X che qualificherebbe Ronaldo e compagni alla finale che paga 3,

Contro la sfiducia e l’emergenza: 7 giorni per salvare il soldato Gattuso

Il ko di Marassi contro il Genoa è sembrato il compendio della stagione del Napoli, o quantomeno la riproduzione fedele di quasi tutte le sette sconfitte subite in campionato fino ad oggi. Gli errori individuali condizionano il risultato finale di partite che Insigne e compagni non riescono a rimettere in piedi per la scarsa capacità di convertire in gol la grande mole di occasioni create. Contro la rinata squadra di Ballardini gli azzurri erano privi di Koulibaly, Ghoulam e Fabian causa Covid (lo spagnolo è negativo ma deve recuperare la condizione dopo la lunga quarantena), di Mertens sempre in Belgio per recuperare dall'infortunio e con Manolas che ha alzato bandiera bianca durante la contesa per una distorsione alla caviglia che, dagli esami effettuati oggi, lo terrà lontano dal campo per un mese. Senza dimenticare ovviamente i lenti miglioramenti di Osimhen e la forma precaria di altri giocatori che stanno stringendo i denti nonostante il serbatoio delle energie sia al minimo

Fuori dal letargo, come un anno fa: il girone di ritorno è la comfort zone di Rebic

Di questi tempi circa un anno fa Ante Rebic si lasciava alle spalle le prestazioni opache dei primi mesi al Milan, segnando le sue prime reti rossonere nel 3-2 casalingo ai danni dell'Udinese. Merito dell'avvento in panchina di Stefano Pioli, ma anche di una decisa metamorfosi concomitante col giro di boa del campionato. Dall'inizio del girone di ritorno infatti, segnato proprio dalla sfida contro i friulani, l'attaccante croato non si è più fermato segnando 11 gol in 19 partite senza perdere minimamente il feeling con la porta avversaria nonostante la lunga interruzione causa lockdown. Analogamente anche questa stagione 2020-2021 è iniziata col freno a mano tirato per l'ex Eintracht, condizionato suo malgrado prima da un infortunio al gomito e poi dalla positività al Covid; solo un centro, in occasione della vittoria contro la Lazio che ha chiuso nel migliore dei modi l'anno solare. Poi però è arrivato il girone di ritorno che ha risvegliato Rebic come fa la pr

Vorrei ma non posso: la Roma perde anche allo Stadium e si conferma piccola con le grandi

Quando il calendario mette la Roma di fronte ad una big del campionato sembra di assistere sempre allo stesso film. Possono cambiare gli antagonisti, cambia magari pure il copione ma il finale è sempre lo stesso. La sceneggiatura dello Stadium ha sicuramente proposto una versione dei giallorossi più presente, più coraggiosa e più continua rispetto agli scivoloni di Napoli, Bergamo e del derby. Ma è giusto chiudere volontariamente un occhio sul risultato riportato dal tabellino, accontentandosi di uno sterile predominio territoriale che ha prodotto due sole conclusioni dalla distanza senza impensierire l'ex di turno Scsczesny? Sentendo le interviste di Fonseca e Pirlo dopo il fischio finale, sembra che abbiano assistito a due partite diverse: il portoghese ha sottolineato con orgoglio la personalità con cui la sua squadra ha costretto il quotato avversario ad un baricentro piuttosto basso pur peccando nella finalizzazione, mentre l'allenatore bianconero ha fatto capire come la s

Dal mancato scambio con Dzeko ai “numeri impietosi”: Sanchez in cerca di riscatto contro la Fiorentina

Il 2021 di Alexis Sanchez non si può dire che sia iniziato nel migliore dei modi. Già dagli albori dell'anno nuovo quando era alle prese con il recupero dai problemi fisici che lo affliggono perennemente da quando ha fatto ritorno in Italia. Poi è arrivato il mercato e le voci di uno scambio col romanista Edin Dzeko, non materializzatosi più per l'impossibilità di pareggiare gli ingaggi al lordo che non per la volontà di non sacrificare una pedina come l'ex Manchester United. Nulla di fatto quindi, ma in fondo al cileno non è mai mancata la fiducia di Conte che l'ha sempre considerato una valida alternativa alla coppia d'attacco, schierandolo titolare in Coppa Italia contro Milan e Juventus. Al termine del secondo derby d'Italia stagionale sono arrivate però le parole dell'allenatore nerazzurro, che ha acceso i riflettori sugli scadenti numeri sotto porta di Sanchez, autore di 2 reti in 21 presenze stagionali (solo 11 dal 1') con un digiuno che si protra

La nuova e movimentata vita di Milik a Marsiglia: il ritorno al gol, la rivolta dei tifosi e il terremoto in panchina

Dopo sei mesi passati nel dimenticatoio, da fuori rosa al Napoli per insanabili frizioni con il club, Arkadiusz Milik ha scelto la Ligue 1 per rimettersi in gioco. A pochi mesi dalla naturale scadenza del suo contratto, avrebbe potuto aspettare ancora per scegliere la sua prossima destinazione da parametro zero, ma ha accettato la chiamata del Marsiglia per non perdere il treno dell'Europeo con la sua Polonia. E sembra non volersi far mancare nulla. Suo malgrado, l'aria dalle parti del Velodrome si è fatta molto pesante poco dopo il suo arrivo. Prima la violenta insurrezione a causa dei brutti risultati recenti del tifo organizzato dell'OM, che è riuscito a penetrare nel centro di allenamento fino ad arrivare a stretto contatto con giocatori e staff tecnico, causando il rinvio della partita col Rennes. Poi le dimissioni del tecnico André Villas-Boas, l'ex vice di Mourinho e "Special Two", curiosamente non legate al grave episodio poc'anzi descritto: il por

Dzeko e Fonseca firmano l’armistizio: la prima vittoria di Tiago Pinto a Roma

Il legame di Edin Dzeko con la Roma ha sempre vissuto sull'altalena delle emozioni tra gol facili sbagliati, reti da antologia, valigie in mano ad ogni sessione di mercato poi puntualmente disfatte ed una fascia da Capitano che è tornata sul braccio di un giocatore straniero come lui dopo più di 20 anni. Mai però il bosniaco aveva avuto problemi con un allenatore prima delle cronache recenti, nonostante una personalità difficile da gestire e quel linguaggio del corpo sempre un po' indolente nelle giornate meno prolifiche. Il duro faccia a faccia post Spezia con Fonseca sembrava il preludio ad una fine ingloriosa della sua avventura nella Capitale, ma a Trigoria la burrasca sembra finalmente aver lasciato il posto a qualche incoraggiante raggio di sole. Dzeko è tornato ad allenarsi da due giorni in gruppo e il suo nome farà di nuovo capolino tra i convocati, pur rimanendo Pellegrini capitano per una questione disciplinare. Una pace di comodo che è merito sicuramente dell'int

Il pagellone del calciomercato invernale 2021 (parte 2)

Milan 7- Un colpo per reparto, tutto fatto senza ridursi all'ultimo. Complimenti meritati alla dirigenza milanista anche se non è per forza tutto oro quello che luccica. Meité difficilmente sarà più di un tappabuchi fino a Giugno e Mandzukic, che ha già accusato un piccolo problema muscolare che gli ha fatto saltare il derby di Coppa Italia, sarà un valore aggiunto solo si dimostrerà integro fisicamente. Napoli sv- Il nulla cosmico in entrata, mentre Milik e Llorente lasciavano Castel Volturno dalla porta di servizio. Parma 7- Krause non ha lesinato investimenti né in estate né a Gennaio, sperando di poter invertire la tendenza di una stagione nata male. Il problema di fondo dei ducali è che si vuole puntare forte sui giovani, ma D'Aversa legittimamente si affida ai più esperti per sperare nella salvezza. Per questo è arrivato, anzi tornato, il giramondo Pellè. Grande curiosità su Dennis Man, uno dei migliori talenti rumeni e più volte accostato anche a Roma e Fiorentina.

Il pagellone del calciomercato invernale 2021 (parte 1)

Atalanta 6,5- Rivoluzione sugli esterni per la Dea che ha salutato dopo pochi mesi Depaoli, Piccini e Mojica, incapaci di fare breccia nel cuore di Gasperini. Al loro posto è arrivato all'inizio di Gennaio Joakim Maehle, rinnovando un asse di mercato molto fruttifero col Genk. Intrigante anche l'acquisto di Viktor Kovalenko, qualche anno fa astro nascente del calcio ucraino; forse però più che un'altra mezzapunta in un ruolo già molto trafficato a Bergamo, sarebbe servito maggiormente un faticatore in grado di coprire le spalle a Freuler e De Roon. Benevento 6- Neanche in questa occasione è arrivato il centravanti di peso, il tassello mancante per permettere a Inzaghi di conquistare una salvezza senza patemi. Merita fiducia però la scommessa Adolfo Gaich: Il classe '99 ha faticato nei suoi primi mesi in Europa al Cska Mosca, ma l'aria della Serie A spesso stimola l'istinto degli attaccanti argentini. Bologna 5- Il mercato dei rossoblu si può sintetizzare co

Il grande gelo tra Gattuso e De Laurentiis: lo sfogo post Parma e la prospettiva di una separazione dietro l’angolo

Le vittorie non sempre sono sufficienti a riportare il sereno, perché è spesso più facile levarsi qualche sassolino dalle scarpe al termine di 90' che hanno fruttato tre punti preziosi. Lo ha fatto anche Rino Gattuso, che ha sfogato nel post partita col Parma la frustrazione per gli attacchi gratuiti ricevuti nell'ultima settimana, non mascherando la delusione per il mancato appoggio da parte della società di fronte alle critiche. Il Napoli gli ha rinnovato la fiducia con uno striminzito tweet ma ormai tra il tecnico azzurro e De Laurentiis è piombato il gelo. D'altronde Gattuso ancora prima che un allenatore è un uomo che dà valore alla sostanza più che alla forma, ai rapporti più che alle garanzie economiche, ad un progetto condiviso più che alle promesse in campagna acquisti; e non ha fatto mistero di non aver gradito i sondaggi esplorativi verso Allegri, Benitez e Mazzarri alle prime difficoltà. Il rinnovo di contratto che era stato praticamente annunciato e che era

Un (altro) americano a Roma: Reynolds è il secondo della storia giallorossa

Si sarà goduto lo spettacolo di una Roma capace di farsi bastare un tempo per scatenare la tempesta perfetta nello spazio di 9' contro il Verona, Bryan Reynolds, intento a prendere confidenza con la nuova realtà sugli spalti di un Olimpico deserto. Approccio migliore non poteva esserci per il terzino classe 2001, sbarcato ieri nella Capitale per iniziare la sua nuova avventura con le formalità di rito. Un investimento fortemente voluto dai Friedkin (7 milioni più il 15% della futura rivendita) che hanno deciso di superare al fotofinish la concorrenza in sinergia di Juventus e Benevento per assicurarsi uno dei migliori talenti della Mls. La famiglia texana ha sfruttato i rapporti privilegiati col proprietario del Dallas Fc Dan Hunt (c'è un accordo vigente tra le parti per la sponsorizzazione dello stadio della franchigia), per fare di Reynolds il secondo giocatore statunitense della storia giallorossa: il primo fu Michael Bradley, che tra il 2012 e il 2014 ebbe modo di farsi app