Vincere, convincere, dominare. L'Inter è riuscita a fare tutto questo e di più nel derby di Milano, aggredendo l'avversario rossonero sin dai primi minuti forte anche del vantaggio psicologico acquisito con il sorpasso in classifica, risalente a solo sette giorni fa.
Quella nerazzurra è stata un'assoluta prova di forza, per la prima volta Lukaku e compagni hanno offerto la nitida impressione di essere la vera squadra da battere, la corazzata che il campionato deve temere, legittimando la posizione di favorita che ha sempre avuto da molti addetti ai lavori. Eppure questa Inter, fino ad oggi, non sempre si era dimostrata formazione da salto di qualità, che vuole solo vincere lasciando agli altri il piacere di partecipare. Grande solidità, assicurata da una difesa che ormai si conosce a memoria, gli strappi di Barella, le sgasate di Hakimi e la potenza di fuoco dei gemelli del gol più letali della Serie A: mancava però qualcuno dotato di un po' di creatività in mezzo al campo e un altro uomo capace di creare superiorità numerica per completare il mosaico, lacune che si erano palesate contro difese più schiacciate e chiuse.
Ed è qui che subentra il lavoro alla Pinetina di Antonio Conte, che si è lasciato alle spalle le tante critiche piovutegli (giustamente) sulla testa nei momenti più difficili della stagione integrando finalmente nell'ossatura della squadra due giocatori di qualità superiore come Ivan Perisic e Christian Eriksen. Il croato nelle ultime tre partite si è trasformato in una freccia imprendibile sulla fascia sinistra, mostrando una nuova e quasi insperata predisposizione al sacrificio da quinto di centrocampo che ad alcuni ha ricordato quella di Samuel Eto'o agli ordini di Mourinho. Il danese invece è diventato il valore aggiunto nel cuore del gioco in cui la tifoseria interista forse non aveva neanche più il coraggio di sperare, dopo mille arrabbiature per lo scarso impiego e gli ingressi nei minuti di recupero, ad un passo dall'addio nel mercato di Gennaio prima della rinascita inaugurata dalla punizione magica nel derby di Coppa Italia. E con uno dei migliori assist-man della storia recente della Premier League e il vincitore di un triplete in maglia Bayern Monaco in più nel motore, adesso sì che lo Scudetto è più vicino.
Quella nerazzurra è stata un'assoluta prova di forza, per la prima volta Lukaku e compagni hanno offerto la nitida impressione di essere la vera squadra da battere, la corazzata che il campionato deve temere, legittimando la posizione di favorita che ha sempre avuto da molti addetti ai lavori. Eppure questa Inter, fino ad oggi, non sempre si era dimostrata formazione da salto di qualità, che vuole solo vincere lasciando agli altri il piacere di partecipare. Grande solidità, assicurata da una difesa che ormai si conosce a memoria, gli strappi di Barella, le sgasate di Hakimi e la potenza di fuoco dei gemelli del gol più letali della Serie A: mancava però qualcuno dotato di un po' di creatività in mezzo al campo e un altro uomo capace di creare superiorità numerica per completare il mosaico, lacune che si erano palesate contro difese più schiacciate e chiuse.
Ed è qui che subentra il lavoro alla Pinetina di Antonio Conte, che si è lasciato alle spalle le tante critiche piovutegli (giustamente) sulla testa nei momenti più difficili della stagione integrando finalmente nell'ossatura della squadra due giocatori di qualità superiore come Ivan Perisic e Christian Eriksen. Il croato nelle ultime tre partite si è trasformato in una freccia imprendibile sulla fascia sinistra, mostrando una nuova e quasi insperata predisposizione al sacrificio da quinto di centrocampo che ad alcuni ha ricordato quella di Samuel Eto'o agli ordini di Mourinho. Il danese invece è diventato il valore aggiunto nel cuore del gioco in cui la tifoseria interista forse non aveva neanche più il coraggio di sperare, dopo mille arrabbiature per lo scarso impiego e gli ingressi nei minuti di recupero, ad un passo dall'addio nel mercato di Gennaio prima della rinascita inaugurata dalla punizione magica nel derby di Coppa Italia. E con uno dei migliori assist-man della storia recente della Premier League e il vincitore di un triplete in maglia Bayern Monaco in più nel motore, adesso sì che lo Scudetto è più vicino.
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