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L’abbondanza e l’emergenza: le due facce della medaglia della Roma europea

L'unica squadra italiana capace di uscire vittoriosa dalle dispendiose trasferte del Giovedì sera di Europa League, è stata la Roma. Paulo Fonseca può essere ampiamente soddisfatto della personalità con cui i suoi, nonostante le avversità, hanno espugnato il campo di una squadra come il Braga, vecchia conoscenza del tecnico, che nella Primeira Liga portoghese accusa un ritardo di un solo punto rispetto a quel Porto che ha battuto la Juventus pochi giorni fa in Champions League.
Nella cornice del particolarissimo Estadio Municipal incastonato nella roccia, i giallorossi riscoprono dopo tempo immemore il lusso di potersi permettere una staffetta tra due centravanti, che se non possono essere definiti ancora di uguale livello, per il momento non fanno assolutamente rimpiangere la mancanza l'uno dell'altro: Edin Dzeko ha aperto le marcature e Borja Mayoral ha chiuso i giochi entrando dalla panchina. Il bosniaco, degradato al di sotto dei galloni da vice-capitano (al momento dell'infortunio di Cristante la fascia è finita sul braccio di Mancini), ha risposto con grande professionalità e le sue zampate da bomber vero al servizio del collettivo saranno una risorsa fondamentale per la seconda parte di stagione. Se a ciò si aggiunge il secondo esordio di Stephan El Shaarawy ecco che l'allenatore romanista può compiacersi della ritrovata potenza di fuoco del reparto offensivo.
A dispetto di un attacco che regala gioie e abbondanza di scelte tuttavia, la difesa dispensa preoccupazioni: alle assenze di Kumbulla e Smalling, che lavorano a Trigoria a parte, si sono sommati i forfait a partita in corso di Cristante e Roger Ibanez. Difficilmente qualcuno recupererà per l'imminente trasferta di Benevento, costringendo Fonseca a pescare dal cilindro qualche coniglio come l'arretramento di Spinazzola e lo scongelamento del dimenticato Fazio.

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