Un bagno di umiltà e un piano di crescita: cosa può insegnare alla Lazio la sconfitta contro il Bayern
A giudicare dalle reazioni dopo il fischio finale di voci e volti ampiamente noti all'interno dell'ambiente laziale, viene da pensare che la schiacciante superiorità grazie alla quale il Bayern si è concesso una passeggiata di salute all'Olimpico non fosse stata messa in preventivo. Il valore dell'avversario, campione d'Europa e del Mondo, era ampiamente noto, ma il percorso europeo di Immobile e soci, imbattuti nel girone, ispirava evidentemente fiducia. I bavaresi invece hanno crudelmente riportato sulla terra i biancocelesti, colpevolmente autolesionisti con una serie di errori imperdonabili che hanno facilitato il compito della corazzata tedesca.
Nulla di cui disperarsi comunque: la Lazio era assente dalla Champions da 13 anni prima dell'attuale partecipazione e non si confrontava con una vera big europea da troppo tempo. Da queste sconfitte passa inevitabilmente il processo di crescita in campo internazionale, e Inzaghi lo sa. Dall'1-4 incassato da Musiala e compagnia si possono trarre insegnamenti preziosi per il futuro, a patto di fare delle analisi oneste: l'amarezza per non essersi presentati a ranghi completi all'appuntamento deve lasciare il posto alla consapevolezza, tra la dirigenza, che "non si può cenare ad un ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca" parafrasando una celebre frase di Antonio Conte. Due assenze, di cui una è quella di Radu che a 34 anni si porta dietro prevedibili e comprensibili acciacchi, son bastate per mettere in crisi una difesa con interpreti come Musacchio e Patric, inadeguati al di là delle loro colpe per questi livelli. Il mercato estivo, in teoria propedeutico al ritorno sui palcoscenici europei più blasonati, ha aggiunto all'arco a disposizione di Inzaghi una sola freccia titolare (Reina, anche lui non esente da colpe ieri sera); per il resto solo alternative, più numeriche che qualitative.
È da qui che negli uffici di Formello si deve partire per pianificare i prossimi step. A patto ovviamente di dare continuità alla presenza della Lazio tra le big del continente, con la qualificazione alla prossima Champions.
Nulla di cui disperarsi comunque: la Lazio era assente dalla Champions da 13 anni prima dell'attuale partecipazione e non si confrontava con una vera big europea da troppo tempo. Da queste sconfitte passa inevitabilmente il processo di crescita in campo internazionale, e Inzaghi lo sa. Dall'1-4 incassato da Musiala e compagnia si possono trarre insegnamenti preziosi per il futuro, a patto di fare delle analisi oneste: l'amarezza per non essersi presentati a ranghi completi all'appuntamento deve lasciare il posto alla consapevolezza, tra la dirigenza, che "non si può cenare ad un ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca" parafrasando una celebre frase di Antonio Conte. Due assenze, di cui una è quella di Radu che a 34 anni si porta dietro prevedibili e comprensibili acciacchi, son bastate per mettere in crisi una difesa con interpreti come Musacchio e Patric, inadeguati al di là delle loro colpe per questi livelli. Il mercato estivo, in teoria propedeutico al ritorno sui palcoscenici europei più blasonati, ha aggiunto all'arco a disposizione di Inzaghi una sola freccia titolare (Reina, anche lui non esente da colpe ieri sera); per il resto solo alternative, più numeriche che qualitative.
È da qui che negli uffici di Formello si deve partire per pianificare i prossimi step. A patto ovviamente di dare continuità alla presenza della Lazio tra le big del continente, con la qualificazione alla prossima Champions.
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