Il Barça non c’è più, nobile decaduta del calcio europeo: la Masia è l’unica strada per tornare nell’Olimpo
L'8 Marzo del 2017 il Barcellona scriveva una delle pagine più leggendarie della sua storia personale e di quella del calcio europeo, completando una rimonta ai limiti dell'impossibile ai danni del Paris Saint-Germain con un 6-1 che fece tremare le fondamenta di un Camp Nou ribollente. Quattro anni dopo, contro lo stesso avversario e nello stesso stadio, anche se per l'occasione desolatamente silenzioso, uno strepitoso Kylian Mbappè passeggia sulle macerie di una squadra iconica e rivoluzionaria ai tempi della sua versione migliore. Gli sguardi persi nel vuoto dei senatori Piquè e Busquets sono la diapositiva dello smarrimento del mondo culè, benché rappresentino soltanto un deja-vu delle numerose figuracce all'interno delle ultime campagne europee di Messi e compagni.
Proprio lui, il Diez, con quel linguaggio del corpo rassegnato, ansioso di voltare pagina e rescindere il cordone ombelicale che lo lega da vent'anni ai colori blaugrana. Se il presente è contraddistinto da risultati non all'altezza della nobiltà barcelonista, il futuro si preannuncia altrettanto complicato: la prossima stagione infatti senza la rassicurante presenza di Messi in campo, sarà l'anno zero per il mondo Barça. Da dove si riparte per tornare a competere con i grandi club senza il craque da Rosario a tracciare la rotta? Nel contesto di una pesante crisi finanziaria, aggravata dalla pandemia ma innescata da una serie di investimenti irrazionali e non produttivi su giocatori come Griezmann, Coutinho e Dembelé, l'unica strada percorribile sembra quella di tornare a puntare con convinzione sulla Masia. Un ritorno alle origini, attraverso la valorizzazione di una cantera che è sempre stata l'orgoglio della società catalana e che ha prodotto i vari Xavi, Iniesta, Pedro, Piquè e Busquets, tutti protagonisti indimenticati di un epopea vincente ad oggi irrimediabilmente finita.
È vero che talenti di questo calibro non nascono tutti i giorni, ma in prima squadra c'è già un Ansu Fati chiamato a raccogliere l'ingombrante eredità di un sei volte Pallone d'oro. Accanto a lui andrà concesso il giusto spazio ai Riqui Puig e Konrad de la Fuente, programmando il giusto piano di crescita per le migliori promesse delle giovanili. Primo fra tutti Ilaix Moriba, Il classe 2003 di origine guineana che i blaugrana hanno da poco fatto debuttare tra i grandi, dopo averlo blindato con una clausola da 100 milioni per respingere le lusinghe insistenti delle big del continente. Dovranno essere loro, insieme a Pedri e Trincao, i depositari di una tradizione gloriosa troppe volte calpestata negli ultimi anni.
Proprio lui, il Diez, con quel linguaggio del corpo rassegnato, ansioso di voltare pagina e rescindere il cordone ombelicale che lo lega da vent'anni ai colori blaugrana. Se il presente è contraddistinto da risultati non all'altezza della nobiltà barcelonista, il futuro si preannuncia altrettanto complicato: la prossima stagione infatti senza la rassicurante presenza di Messi in campo, sarà l'anno zero per il mondo Barça. Da dove si riparte per tornare a competere con i grandi club senza il craque da Rosario a tracciare la rotta? Nel contesto di una pesante crisi finanziaria, aggravata dalla pandemia ma innescata da una serie di investimenti irrazionali e non produttivi su giocatori come Griezmann, Coutinho e Dembelé, l'unica strada percorribile sembra quella di tornare a puntare con convinzione sulla Masia. Un ritorno alle origini, attraverso la valorizzazione di una cantera che è sempre stata l'orgoglio della società catalana e che ha prodotto i vari Xavi, Iniesta, Pedro, Piquè e Busquets, tutti protagonisti indimenticati di un epopea vincente ad oggi irrimediabilmente finita.
È vero che talenti di questo calibro non nascono tutti i giorni, ma in prima squadra c'è già un Ansu Fati chiamato a raccogliere l'ingombrante eredità di un sei volte Pallone d'oro. Accanto a lui andrà concesso il giusto spazio ai Riqui Puig e Konrad de la Fuente, programmando il giusto piano di crescita per le migliori promesse delle giovanili. Primo fra tutti Ilaix Moriba, Il classe 2003 di origine guineana che i blaugrana hanno da poco fatto debuttare tra i grandi, dopo averlo blindato con una clausola da 100 milioni per respingere le lusinghe insistenti delle big del continente. Dovranno essere loro, insieme a Pedri e Trincao, i depositari di una tradizione gloriosa troppe volte calpestata negli ultimi anni.
Commenti