Di questi tempi circa un anno fa Ante Rebic si lasciava alle spalle le prestazioni opache dei primi mesi al Milan, segnando le sue prime reti rossonere nel 3-2 casalingo ai danni dell'Udinese. Merito dell'avvento in panchina di Stefano Pioli, ma anche di una decisa metamorfosi concomitante col giro di boa del campionato. Dall'inizio del girone di ritorno infatti, segnato proprio dalla sfida contro i friulani, l'attaccante croato non si è più fermato segnando 11 gol in 19 partite senza perdere minimamente il feeling con la porta avversaria nonostante la lunga interruzione causa lockdown. Analogamente anche questa stagione 2020-2021 è iniziata col freno a mano tirato per l'ex Eintracht, condizionato suo malgrado prima da un infortunio al gomito e poi dalla positività al Covid; solo un centro, in occasione della vittoria contro la Lazio che ha chiuso nel migliore dei modi l'anno solare. Poi però è arrivato il girone di ritorno che ha risvegliato Rebic come fa la primavera con i mammiferi costretti ad andare in letargo: 3 reti contro Bologna e Crotone, importanti per restituire al Milan un giocatore in fiducia nel momento decisivo della stagione. Non solo per quanto riguarda la Serie A, perché alle porte ci sono anche le fasi ad eliminazione diretta di quell'Europa League di cui sfiorò la finale ai tempi della sua militanza in Germania.
L'inizio di stagione di Paulo Dybala, tra il Covid, il recupero dall'infortunio che lo aveva tenuto fuori col Lione e le polemiche su un rinnovo di contratto che non arriva, ha vissuto talmente tanti contrattempi che giudicare le sue prestazioni, comunque negative, diventa difficile. Il modesto Ferencvaros sembrava l'avversario ideale per ritrovare l'ispirazione dei tempi migliori, ma anche contro gli ungheresi la Joya (con la fascia da capitano al braccio) è stata tra i peggiori in campo, all'interno di un contesto di squadra che aveva preso troppo sotto gamba l'impegno europeo nei primi 45'. Il riposo programmato di Ronaldo che non prenderà parte alla trasferta di Benevento, concede però una seconda chance da non fallire all'ex Palermo. Morata è sempre più avanti a lui nelle gerarchie sia per una questione di rendimento che di complementarietà col portoghese, ma non è detto che le cose non possano cambiare. Serve una scintilla, un lampo che restituisc
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