All'indomani dell'epica rimonta contro la Juventus che ha fatto seguito allo 0-3 in casa della Lazio, in casa Milan tante prime pagine sono dedicate meritatamente a Stefano Pioli. Quella di ieri è stata una delle serate più memorabili della carriera da allenatore del tecnico di Parma, la rivincita di un professionista che ha fatto bene ovunque abbia lavorato ed è sempre stato apprezzato per i suoi modi signorili. Dopo l'esperienza alla Lazio, con un'esaltante prima stagione e una seconda deficitaria culminata con un esonero, la sua dimensione è diventata quella di traghettatore, di aggiustatore di una grande squadra in difficoltà a cui affidare un progetto a breve termine. Così è stato all'Inter dove ha raccolto il testimone di De Boer senza riuscire a finire neanche l'anno e così è stato anche in questa stagione, dove si è trovato a sistemare le macerie del fallito esperimento Giampaolo. Neanche l'intermezzo dell'avventura alla Fiorentina, dove è entrato in grande simbiosi con l'ambiente anche a causa della tragedia Astori, ha cambiato questa percezione all'esterno.
La bontà del lavoro di Pioli al Milan però è sotto gli occhi di tutti per la valorizzazione di elementi come Rebic, Calhanoglu e Bennacer in primis, e la capacità di dare un'identità di gioco, con l'arrivo a Gennaio di Ibrahimovic ed il suo carisma che ha rappresentato la svolta; sebbene sia troppo presto per tornare a parlare di grande Milan, gli ultimi due impressionanti successi rappresentano un primo importante passo per tornare a una dimensione di grande squadra dopo anni complicati. Un progetto di rinascita che non passerà probabilmente da Pioli, a meno che Rangnick non decida in un primo momento di dedicarsi esclusivamente alla direzione tecnica, ma quel che è certo è che dopo il 4-2 di San Siro non sarà facile per Gazidis ripartire da zero senza un uomo che ha sconfitto lo scetticismo iniziale di tutti e conquistato l'affetto dei tifosi.
Commenti