Nonostante l'attuale e drammatica penuria di liquidità molte squadre sono attive sul mercato, iniziato solo ieri, per cercare di puntellare la propria rosa. Solitamente i club si muovono nella finestra invernale di trasferimenti per tre motivi: per piazzare qualche colpo in prospettiva futura, per aggiungere qualche gregario al fine magari di far fronte a degli infortuni, oppure per rimediare ai sanguinosi errori commessi durante l'estate. D'altronde non tutte le ciambelle riescono col buco e anche ai migliori dirigenti capita di fare delle valutazioni sbagliate.
Ecco le più grandi delusioni, ad oggi, del mercato estivo, tenendo a mente la premessa d'obbligo che alcuni giocatori hanno bisogno di un periodo di ambientamento più lungo e che quindi i giudizi potranno cambiare da qui a fine campionato: un esempio lampante è Ante Rebic, oggetto misterioso del Milan l'anno scorso fino all'esplosione di Gennaio dopo la quale è diventato un imprescindibile per mister Pioli.
Vedat Muriqi: che non fosse l'attaccante più tecnico del mondo si era già intuito, ma si pensava che potesse essere un fattore almeno nel gioco aereo con la sua altezza. Il fatto che Tare poi si sia incaponito così tanto per strapparlo al Fenerbahce, battendo quasi il suo record di spesa (affare da 20 milioni bonus compresi), ha generato da un lato fiducia e dall'altro aspettative intorno al nome del kosovaro. Finora però 0 gol segnati e distanze abissali nelle gerarchie rispetto alla coppia titolare Immobile-Correa; anche Felipe Caicedo gli è meritatamente davanti. Lotito comincia ad essere un po' impaziente dopo il sostanzioso assegno staccato in estate, ma Inzaghi predica calma, ricordando a tutti le difficoltà di Luis Alberto e dello stesso Caicedo nei primi mesi di Lazio.
Sofyan Amrabat: un po' mediano, un po' regista, un po' mezzala. Prandelli e Iachini prima di lui non hanno inquadrato ancora bene il ruolo ideale del centrocampista marocchino e i frequenti cambi di modulo non lo hanno certo aiutato. La scorsa stagione c'era la fila per elogiare una colonna portante del fantastico Verona di Juric, ma passare da una realtà che funziona come un orologio svizzero a una che segna l'ora giusta solo qualche volta al giorno non deve essere facile.
Lucas Martinez Quarta: a Commisso non si può rimproverare di non aver speso nelle ultime sessioni di mercato, ma sul campo molti dei recenti acquisti stanno avendo un rendimento insufficiente. Martinez Quarta si è presentato a Firenze come titolare del River Plate e persino dell'Argentina, con una grande esperienza accumulata ai massimi livelli del calcio sudamericano. Per il momento due sole presenze collezionate, l'ultima all'Olimpico con un 4 in pagella sublimato dall'espulsione per un fallaccio ai danni di Dzeko.
Arturo Vidal: il lunghissimo corteggiamento dell'Inter al cileno si è concluso questa estate, grazie anche al Barcellona che lo ha liberato praticamente gratis. Sembrava che non si potesse più giocare a calcio senza Vidal. E invece adesso l'Inter rende di più senza di lui, dopo una sequenza di errori gravi che hanno penalizzato la squadra soprattutto in Champions League. Conte lo ha avvisato di darsi una svegliata, adesso sta al guerriero di Santiago tirare fuori la garra e la lucidità dei tempi migliori.
Nikola Kalinic: la sua partecipazione al gioco dell'Hellas è spesso buona e un infortunio gli ha impedito di raggiungere la condizione migliore, ma la casella dei gol segnati non si smuove dallo zero. Dopo essersi rimesso in gioco in Veneto, il tempo degli alibi è finito per il croato se vuole restare ad alti livelli.
Ecco le più grandi delusioni, ad oggi, del mercato estivo, tenendo a mente la premessa d'obbligo che alcuni giocatori hanno bisogno di un periodo di ambientamento più lungo e che quindi i giudizi potranno cambiare da qui a fine campionato: un esempio lampante è Ante Rebic, oggetto misterioso del Milan l'anno scorso fino all'esplosione di Gennaio dopo la quale è diventato un imprescindibile per mister Pioli.
Vedat Muriqi: che non fosse l'attaccante più tecnico del mondo si era già intuito, ma si pensava che potesse essere un fattore almeno nel gioco aereo con la sua altezza. Il fatto che Tare poi si sia incaponito così tanto per strapparlo al Fenerbahce, battendo quasi il suo record di spesa (affare da 20 milioni bonus compresi), ha generato da un lato fiducia e dall'altro aspettative intorno al nome del kosovaro. Finora però 0 gol segnati e distanze abissali nelle gerarchie rispetto alla coppia titolare Immobile-Correa; anche Felipe Caicedo gli è meritatamente davanti. Lotito comincia ad essere un po' impaziente dopo il sostanzioso assegno staccato in estate, ma Inzaghi predica calma, ricordando a tutti le difficoltà di Luis Alberto e dello stesso Caicedo nei primi mesi di Lazio.
Sofyan Amrabat: un po' mediano, un po' regista, un po' mezzala. Prandelli e Iachini prima di lui non hanno inquadrato ancora bene il ruolo ideale del centrocampista marocchino e i frequenti cambi di modulo non lo hanno certo aiutato. La scorsa stagione c'era la fila per elogiare una colonna portante del fantastico Verona di Juric, ma passare da una realtà che funziona come un orologio svizzero a una che segna l'ora giusta solo qualche volta al giorno non deve essere facile.
Lucas Martinez Quarta: a Commisso non si può rimproverare di non aver speso nelle ultime sessioni di mercato, ma sul campo molti dei recenti acquisti stanno avendo un rendimento insufficiente. Martinez Quarta si è presentato a Firenze come titolare del River Plate e persino dell'Argentina, con una grande esperienza accumulata ai massimi livelli del calcio sudamericano. Per il momento due sole presenze collezionate, l'ultima all'Olimpico con un 4 in pagella sublimato dall'espulsione per un fallaccio ai danni di Dzeko.
Arturo Vidal: il lunghissimo corteggiamento dell'Inter al cileno si è concluso questa estate, grazie anche al Barcellona che lo ha liberato praticamente gratis. Sembrava che non si potesse più giocare a calcio senza Vidal. E invece adesso l'Inter rende di più senza di lui, dopo una sequenza di errori gravi che hanno penalizzato la squadra soprattutto in Champions League. Conte lo ha avvisato di darsi una svegliata, adesso sta al guerriero di Santiago tirare fuori la garra e la lucidità dei tempi migliori.
Nikola Kalinic: la sua partecipazione al gioco dell'Hellas è spesso buona e un infortunio gli ha impedito di raggiungere la condizione migliore, ma la casella dei gol segnati non si smuove dallo zero. Dopo essersi rimesso in gioco in Veneto, il tempo degli alibi è finito per il croato se vuole restare ad alti livelli.
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