Mario Mandzukic è ufficialmente un nuovo giocatore del Milan. 6 mesi di contratto per l'ex Juve, idolo della tifoseria bianconera che gli ha dedicato anche un comunicato di "saluto", con opzione per rimanere in rossonero un altro anno. Senza indugi il centravanti croato ha scelto la maglia numero 9 che neanche Ibra ha deciso di indossare, di certo non per mancanza di personalità.
Un girone intero quindi a sua disposizione per fare meglio dei suoi predecessori, anche illustri, che sono inciampati nella "maledizione" del numero nove al Milan. È dal 2012 che il fantasma di Pippo Inzaghi perseguita gli audaci che cercano di seguire, con risultati modestissimi, le sue orme: chi per oggettivi limiti tecnici come Matri (1 gol in 15 presenze), Destro (3 gol in 15 presenze) e Lapadula (8 gol in 27 presenze); chi perché non si è dimostrato all'altezza del salto di qualità come Luiz Adriano (4 gol in 26 presenze), André Silva (2 gol in 24 presenze) e Krzysztof Piatek (4 gol in 18 presenze). La famosa lista include anche campioni celebrati come un Fernando Torres ormai sul viale del tramonto (la miseria di 1 gol in 10 presenze) e Gonzalo Higuain, quello che più di tutti sembrava avesse le spalle larghe per non fallire. È stato invece un flop ben oltre i suoi numeri che raccontano di 6 gol in 15 presenze. Non va dimenticato infine neanche Pato che ha inaugurato le porte girevoli nell'attacco milanista, passando dall'essere il Papero che faceva brillare gli occhi del calcio europeo a talento dai muscoli di cristallo. Una metamorfosi inframezzata da un cambio di casacca, dalla sua 7 alla 9 rimasta vacante.
A Mandzukic il compito di sfatare un tabù decennale potenzialmente in soli sei mesi, la durata standard del suo accordo, lo stesso lasso di tempo che è bastato a diversi dei sopracitati per fare le valigie.
Un girone intero quindi a sua disposizione per fare meglio dei suoi predecessori, anche illustri, che sono inciampati nella "maledizione" del numero nove al Milan. È dal 2012 che il fantasma di Pippo Inzaghi perseguita gli audaci che cercano di seguire, con risultati modestissimi, le sue orme: chi per oggettivi limiti tecnici come Matri (1 gol in 15 presenze), Destro (3 gol in 15 presenze) e Lapadula (8 gol in 27 presenze); chi perché non si è dimostrato all'altezza del salto di qualità come Luiz Adriano (4 gol in 26 presenze), André Silva (2 gol in 24 presenze) e Krzysztof Piatek (4 gol in 18 presenze). La famosa lista include anche campioni celebrati come un Fernando Torres ormai sul viale del tramonto (la miseria di 1 gol in 10 presenze) e Gonzalo Higuain, quello che più di tutti sembrava avesse le spalle larghe per non fallire. È stato invece un flop ben oltre i suoi numeri che raccontano di 6 gol in 15 presenze. Non va dimenticato infine neanche Pato che ha inaugurato le porte girevoli nell'attacco milanista, passando dall'essere il Papero che faceva brillare gli occhi del calcio europeo a talento dai muscoli di cristallo. Una metamorfosi inframezzata da un cambio di casacca, dalla sua 7 alla 9 rimasta vacante.
A Mandzukic il compito di sfatare un tabù decennale potenzialmente in soli sei mesi, la durata standard del suo accordo, lo stesso lasso di tempo che è bastato a diversi dei sopracitati per fare le valigie.
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