Tra i segreti del convincente inizio di stagione della Roma non può essere annoverato il rendimento di Henrikh Mkhitaryan; come può essere considerato tra i "segreti", o tra le sorprese, il contributo di un giocatore che ha indossato con esiti vittoriosi la maglia di club prestigiosi come il Borussia Dortmund, il Manchester United e l'Arsenal?
Resta il fatto che dopo un primo anno nella Capitale in cui aveva comunque già dato sfoggio delle sue doti tecniche superiori e del suo QI calcistico, adesso il Capitano della Nazionale armena, incrociando le dita, sembra aver trovato anche la continuità fisica giusta per portare in alto i giallorossi. Dopo il meraviglioso hat-trick contro il Genoa, più di qualcuno ha ridato uno sguardo alla sua situazione contrattuale nella speranza che la sua permanenza a Roma duri ancora a lungo. In estate il trequartista si è liberato con un gioco di prestigio del suo agente (Mino Raiola, e chi sennò) dal contratto con l'Arsenal per poi stipulare un accordo di breve durata con il club che allora era ancora nelle mani di Pallotta: un 1+1 sostanzialmente, un anno garantito più un'opzione per una seconda stagione da valutare insieme tra la società e il diretto interessato.
Considerando però lo status di indispensabile che Mkhitaryan si è guadagnato a suon di gol e assist, le valutazioni a Trigoria sono già finite; la volontà è quella di trattenerlo, andando magari a discutere più in là l'ipotesi di un rinnovo che possa stimolare in lui l'idea di chiudere la carriera in Italia.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un
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