La Roma all'indomani della vittoria di Marassi sul Genoa grazie alla tripletta di un fenomenale Mkhitaryan si risveglia terza in classifica a pari merito con il Napoli, con la prospettiva di rimanerci almeno due settimane in virtù della sosta per le Nazionali e senza dimenticare la possibilità tuttora reale di agganciare il Sassuolo secondo a quota 15 punti. I giallorossi infatti sono in attesa dell'esito del ricorso sul caso Diawara nella speranza di recuperare il punticino, frutto dello 0-0 maturato al Bentegodi contro l'Hellas, che gli è stato revocato dopo il tragicomico mancato inserimento in lista del guineano. A conti fatti quella è stata l'unica sconfitta fino ad ora della Lupa, anche se arrivata dietro la scrivania: nessuno sul campo è riuscito a battere la Roma nelle dieci partite disputate dall'inizio della stagione, di cui 7 di Serie A e 3 di un girone di Europa League non scintillante, va detto, quanto a competitività.
Una bella soddisfazione comunque per Paulo Fonseca che non ha mai perso né il suo self-control né tantomeno il polso dello spogliatoio di fronte alle voci poco fondate di una fiducia a tempo da parte della famiglia Friedkin nei suoi confronti. C'è chi comincia a parlare di Dzeko e compagni come della possibile rivelazione del campionato, ma a Trigoria sanno che non sono autorizzati voli pindarici in un ambiente che passa in fretta dalla depressione all'euforia.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un
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