Quando vedi sfumare una vittoria all'ultima azione come accaduto alla Juventus all'Olimpico di Roma, la reazione a caldo non può prescindere dalla frustrazione per i due punti persi. Specie se hai condotto la partita per larga parte di essa, rasentando la perfezione nella tua metà campo fino ai nefasti minuti di recupero. Come ammesso dai protagonisti nel post gara i campionati si vincono grazie ai dettagli, ma a mente fredda Pirlo potrà apprezzare come contro la Lazio si sia vista la miglior versione stagionale della sua squadra.
Merito anche di alcune prestazioni individuali di spessore, e soprattutto inaspettate. Alzi la mano chi si aspettava di vedere una simile evoluzione positiva di Danilo, ormai onnipresente nelle formazioni del nuovo allenatore juventino. Nessuno? Il brasiliano si è lasciato alle spalle le ironie che circolavano sul suo incredibile curriculum non proporzionato al rendimento attuale, trasformandosi da terzino incapace di difendere a duttile marcatore di una retroguardia a tre in grado di blindare la propria area. Se la Juventus non ha portato a casa i tre punti contro gli uomini di Inzaghi di sicuro le responsabilità non sono sue.
Così come non sono di Adrien Rabiot, altro bersaglio della critica nel corso dello scorso campionato. Il francese si è reso protagonista di una sfida nella sfida in mezzo al campo con un giocatore del calibro di Milinkovic-Savic, e ne è uscito a testa alta: autoritario nel recupero del pallone, si è concesso anche un paio di minacciose zingarate dalle parti di Reina. L'ex Psg, rinfrancato anche dall'essere rientrato nel giro della Nazionale transalpina, sta piano piano cominciando ad esprimersi sui livelli che ci si attendeva da lui al momento del suo arrivo a Torino ed è per ora più costante ed affidabile della mediana.
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