Si sa quanto sentirsi a casa possa condizionare le prestazioni di un calciatore. Tornare nel posto che magari non è il tuo luogo di nascita ma che ha fatto da scenario di fondo al tuo passaggio esistenziale da ragazzo a uomo, e sentirsi protetti da un ambiente che non mette in discussione le tue capacità fa una grande differenza; perché è la testa a far muovere le gambe e a mettere in moto il talento.
È quello che sostanzialmente sta accadendo ad Alvaro Morata, che ha iniziato col botto la sua seconda vita in maglia Juventus. Con la doppietta di ieri in casa del Ferencvaros lo spagnolo ha già segnato sei reti, più altre sei annullate a causa del Var per una questione di centimetri, in sole sette presenze. Niente male per un giocatore che, questo è innegabile, è tornato a vestire il bianconero dopo le fumate nere arrivate sui fronti Suarez e Dzeko. Tutti si chiedono se sia arrivato il momento della definitiva maturazione di un attaccante che ha spesso dato la sensazione di "accontentarsi" delle innegabili doti avute da Madre Natura. In attesa di banchi di prova più impegnativi rispetto alle squadre non irresistibili castigate finora, è interessante scavare nel suo passato per scoprire se c'è traccia di un impatto immediato paragonabile a quello attuale.
Se in occasione del suo primo ciclo juventino trovò il primo gol sul campo dell'Empoli dopo un normale periodo di adattamento e di minutaggio centellinato per chi viene dall'estero, neanche le sue partenze nelle due metà di Madrid furono fulminanti. Al Real, il club dove si è formato, era tornato sotto i migliori auspici ma salvo un paio di reti in campo europeo ci mise del tempo a carburare senza conquistare in seguito l'esigente pubblico del Bernabeu. A conti fatti la sua miglior partenza è quella dei tempi del Chelsea, con 7 centri nelle prime 7 apparizioni, una tripletta allo Stoke City e cartellino timbrato contro il Cholo, che diventerà suo allenatore, in Champions. Sembrava destinato a essere il faro dell'attacco dei blues per anni. Ma quella non era casa sua, sono convinti adesso a Torino.
Arrivati all'ottava giornata il campionato francese sembra avere un padrone ben definito:non è come da pronostico il favoritissimo Paris-Saint Germain che stenta ad avere continuità,bensì l'inarrestabile Marsiglia del "loco" Bielsa,giunto alla sesta vittoria consecutiva.Dopo qualche affermazione facile e larga,i marsigliesi hanno dovuto faticare di più per avere la meglio del tosto Saint-Etienne,che l'Inter troverà sul suo cammino in Europa League,una delle squadre più regolari e ostiche del campionato guidata dal bravo Galtier,che alla fine si è dovuta però inchinare di fronte alle reti di Payet e Imbula.l'OM guarda tutti dall'alto con 19 punti,ma nonostante la serie di vittorie ancora non riesce ad andare in fuga a causa della regolarità del Bordeaux,che segue a quota 17.La squadra,che Sagnol ha preso in mano dopo la fine dell'era Gillot,è la rivelazione del campionato e nonostante i girondini siano sostanzialmente sempre gli stessi a causa di un mer...

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