Ben 55 anni dopo, il cammino europeo di Ferencvaros e Juventus si intreccia di nuovo. Stagione 1964/1965, Coppa delle Fiere; la finale mette di fronte proprio le due compagini, con i bianconeri, a caccia del primo successo fuori dai confini nazionali, che arrivano da favoriti anche per la cornice dello Stadio Olimpico di Torino che ospita l'ultimo atto. La formazione di Budapest però ha fatto fuori durante il suo percorso tra le altre Roma e Manchester United e beneficia della turbolenta vigilia juventina, segnata dall'esclusione della stella Omar Sivori a causa dei rapporti difficili col tecnico Heriberto Herrera. Finirà 0-1 a sorpresa, per quello che ad oggi rimane l'unico storico alloro di una squadra ungherese in campo europeo. Che insidia rappresenta invece oggi il Ferencvaros per gli uomini di Pirlo?
Il calcio e i rapporti di forza sono molto cambiati da quella amara finale, per l'intero movimento magiaro in particolare sia a livello di club che di Nazionale. Attenzione però a considerare la banda di Rebrov, gemello del gol di di Shevchenko in Nazionale, vittima designata che si consegnerà senza lottare: il 5-1 del Camp Nou contro il Barcellona è stato un difficile battesimo del fuoco per chi era assente dal palcoscenico della Champions League da ben 25 anni, ma il 2-2 strappato strenuamente in rimonta alla Dinamo Kiev ha messo in luce come il calore del pubblico di casa possa essere un fattore specie di questi tempi. I quasi 20.000 della Groupama Arena spingeranno le Aquile Verdi ad onorare al massimo delle loro possibilità una competizione conquistata con le unghie e con i denti partendo dal primo turno preliminare, fino ad arrivare ai gironi dopo aver collezionato gli scalpi di Djugardens, Celtic, Dinamo Zagabria e infine Molde ai playoff.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un
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