Dopo gli esaltanti risultati della seconda parte dello scorso campionato, il Milan è ripartito in questa stagione con la consapevolezza impartita dalla proprietà che, in tempi di Covid, investimenti fuori dall'ordinario non sarebbero stati possibili. Un fattore che ha contribuito a porre fine ancora prima di cominciare all'era Rangnick e che ha indotto a puntare sulla linea verde, assecondando il fiuto in fatto di promesse dimostrato da Paolo Maldini, Massara e i loro collaboratori.
Se si esclude la conferma di Ibrahimovic e l'acquisto del 34enne Tatarusanu che vedrà molto poco il campo quale vice Donnarumma, l'età media dei nuovi arrivati in rossonero è di 20,4 anni, tutti oscillanti come anno di nascita tra il 1999 e il 2000. Un dato che fa ancora più impressione se si decidesse di prendere in considerazione anche Daniel Maldini e Lorenzo Colombo, rispettivamente classe 2001 e classe 2002, ormai promossi in pianta stabile dalla Primavera. Il progetto della dirigenza milanista di costruire una squadra con al suo interno diversi potenziali campioncini, quasi alla Football Manager, è molto intrigante e coraggioso ma ha i suoi rischi in un contesto come il nostro dove c'è poca pazienza e la cultura del risultato immediato è prevalente.
Basterà la chioccia Ibra per indicare la strada nei momenti difficili ad un gruppo talentuoso ma inesperto?
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