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Chiesa alla Juventus sulle orme di Baggio e Bernardeschi: con l’aggravante dell’ultimo giorno di mercato

Con il passaggio di Federico Chiesa dalla Fiorentina alla Juventus si chiude l'ennesimo tormentone delle cronache di calciomercato. Il figlio d'arte è stato a lungo nel mirino di Inter e Milan che non hanno mostrato, a differenza dei bianconeri, la convinzione giusta per fare un investimento di una certa importanza. Alla fine il trasferimento si conclude con cifre e modalità piuttosto diverse dai 70 milioni chiesti in tempi non sospetti dal club gigliato. Prestito oneroso biennale da 2 milioni per il primo anno e 8 per il secondo con obbligo di riscatto da 40 milioni dalla stagione 2021/2022, legato al verificarsi di una tra queste tre condizioni: piazzamento tra le prime quattro della Juve, che Chiesa giochi il 60% delle partite per un minimo di 30 minuti o faccia almeno 10 gol e 10 assist. Tutto subordinato al rinnovo con la Fiorentina e con la previsione di ulteriori bonus. 
Chiesa viene accontentato, unendosi così alla squadra che ha battezzato il suo esordio in Serie A, terminando con un filo conduttore narrativamente ineccepibile la sua esperienza a Firenze con la fascia di capitano indossata contro la Samp. Commisso mantiene in questo modo la parola data al giocatore, con buona pace dei tifosi abituati ormai ad un calcio senza bandiere, ma si poteva almeno evitare una cessione con queste tempistiche? 
Una società forte solitamente, pur nel quadro di un mercato anomalo come questo, stabilisce una deadline per privarsi del suo pezzo pregiato; la Viola ha deciso invece di fare una deroga a questo principio, senza riservarsi il tempo di pianificare adeguatamente la sua sostituzione (arriverà Callejon) e senza avere neanche la liquidità per farlo, perché l'operazione, così strutturata, non porta nulla nell'immediato nelle casse societarie. 
In questo contesto, il percorso del numero 25 sulle orme di Baggio e Bernardeschi, che non è certo un dettaglio, passa quasi in secondo piano. 

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