Caccia a giocatori con esperienza internazionale, questo il mantra dell'estate laziale. Un ritornello che è logica conseguenza del fatto che quando una squadra si riaffaccia dopo 13 anni alla Champions League, ha presumibilmente bisogno di un'iniezione di esperienza per misurarsi con gli impegnativi livelli della massima competizione europea. Ne è un esempio l'Atalanta, reduce da uno splendido percorso terminato ad un soffio dalla semifinale, ma iniziato in salita con tre sconfitte.
Se si va ad analizzare il mercato della Lazio, stride con le considerazioni fatte sopra la mancanza di un pedigree europeo. Tra i nuovi acquisti addirittura quattro (Escalante, Fares, Muriqi e Akpa-Akpro) non hanno la benché minima idea delle differenze tra la preparazione di una gara di campionato e una europea, non avendo mai giocato neanche l'Europa League; va un po' meglio con Andreas Pereira, che venendo dal Manchester United ha calcato palcoscenici più importanti ed ha accumulato nei suoi anni inglesi 5 presenze in Champions per un totale di 217 minuti.
A conti fatti l'unico nuovo arrivo con un robusto vissuto in campo internazionale è il 38enne Pepe Reina che però salvo cali di rendimento di Strakosha, rimane una riserva. Nella rosa biancoceleste oltre a Leiva il più esperto è Ciro Immobile che se si riavvolge il nastro fino al 2014/2015 aveva segnato quattro reti in sei partite nel girone durante la sua fugace esperienza a Dortmund. Basterà a Simone Inzaghi (anche lui al debutto in Champions), che avrebbe probabilmente gradito e meritato qualcosina in più da questo punto di vista?
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