Quando Lorenzo Insigne si apprestava a diventare un punto di riferimento per il suo Napoli, potendo solo agognare per il momento la fascia di capitano che erediterà in seguito da Marek Hamsik, più di un osservatore era convinto che suo fratello minore Roberto (di tre anni più piccolo), allora leader indiscusso della Primavera azzurra, potesse seguire le sue orme. Così vicini e così lontani per il comune ruolo di esterno offensivo e per l'utilizzo del piede forte, il destro di Lorenzo e il mancino di Roberto.
Le carriere dei due fratelli hanno però preso pieghe diverse, come spesso accade, per via degli allenatori trovati sul cammino: Lorenzo ha conquistato la Nazionale maggiore ed è diventato ammirato (e talvolta contestato) profeta in patria grazie al fiuto per il talento di Zdenek Zeman che lo ha svezzato prima a Foggia e poi a Pescara, mentre il fratellino ha dovuto peregrinare parecchio prima di trovare la sua isola felice. Perugia e Reggina in Lega Pro, Avellino, Latina e Parma al gradino di sopra prima di mettere radici a Benevento. 8 reti e 5 assist in 35 presenze nello scorso campionato di Serie B dominato dai giallorossi e quest'anno la meritata conferma in Serie A.
In occasione del derby campano tra Benevento e Napoli si troveranno a calcare lo stesso campo...di nuovo. I 6 minuti disputati insieme durante un Napoli-Palermo nel Gennaio 2013 rappresentano la prima e unica volta che due fratelli originari del capoluogo partenopeo sono riusciti a giocare con la maglia dei loro sogni, quella azzurra ovviamente. Quel giorno si scambiarono il pallone, sette anni dopo dovranno contenderselo, l'uno contro l'altro, sulla stessa fascia.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un...
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