Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro.
Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un battibecco con lo staff tecnico al momento delle sostituzioni che non è passato inosservato, a preoccupare è anche il calo di rendimento dell'ex Barça rispetto ai primi mesi nella Capitale decisamente positivi. Due infortuni muscolari lo hanno frenato, ma lo spazio reclamato e ottenuto con cinque presenze di fila dal 1' tra Serie A ed Europa League, non è stato ricompensato con prestazioni all'altezza della sua fama e delle sue possibilità.
A 34 anni e con qualche acciacco fisico sulle spalle gli anni migliori di carriera forse sono alle spalle, ma se nel 2021 ancora fanno la differenza in Italia "vecchietti" terribili come Ibrahimovic e Ribery, perché non credere che possa farlo anche Pedrito? A patto ovviamente che, dopo la sosta, abbandoni la modalità vacanze romane delle ultime settimane, che gli è costata qualche rimprovero per la scarsa propensione mostrata nello spendersi in fase difensiva, e si ricordi di essere il campione che ha vinto tutto in Europa da protagonista.
Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un battibecco con lo staff tecnico al momento delle sostituzioni che non è passato inosservato, a preoccupare è anche il calo di rendimento dell'ex Barça rispetto ai primi mesi nella Capitale decisamente positivi. Due infortuni muscolari lo hanno frenato, ma lo spazio reclamato e ottenuto con cinque presenze di fila dal 1' tra Serie A ed Europa League, non è stato ricompensato con prestazioni all'altezza della sua fama e delle sue possibilità.
A 34 anni e con qualche acciacco fisico sulle spalle gli anni migliori di carriera forse sono alle spalle, ma se nel 2021 ancora fanno la differenza in Italia "vecchietti" terribili come Ibrahimovic e Ribery, perché non credere che possa farlo anche Pedrito? A patto ovviamente che, dopo la sosta, abbandoni la modalità vacanze romane delle ultime settimane, che gli è costata qualche rimprovero per la scarsa propensione mostrata nello spendersi in fase difensiva, e si ricordi di essere il campione che ha vinto tutto in Europa da protagonista.
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