Negli ultimi giorni il processo mediatico che si è scatenato intorno alla Juventus dopo l'eliminazione dalla Champions League per mano del Porto, ha trovato, con ragioni anche fondate, il suo bersaglio preferito in Cristiano Ronaldo; il campionissimo preso per spostare gli equilibri in campo internazionale, l'uomo che doveva facilitare l'accesso all'ultimo gradino per salire sul tetto d'Europa, se non fosse che le tegole di quest'ultimo sono cadute in testa ai bianconeri facendogli fare un passo indietro in Europa in ognuno degli ultimi tre anni.
In seguito alla scena muta del portoghese nel doppio confronto con i Dragoes, si sono sprecate fior fiori di analisi sui freddi numeri vicino alla porta, comunque sempre spaziali, e su quelli ancora più freddi dei conti economici, alla luce dell'investimento da 115 milioni tra cartellino e oneri accessori fatto nell'estate del 2018, a cui va sommato l'esborso di 31 milioni netti all'anno di ingaggio (senza considerare però l'enorme ritorno in termini di commercializzazione del brand garantito da CR7).
Indubbiamente sono in corso da entrambe le parti delle riflessioni sulla convenienza di proseguire il rapporto, anche se in questi casi è sempre la volontà di un giocatore di questo calibro a fare la differenza: immaginare Agnelli e Paratici che forzano la mano per accompagnare all'uscita un cinque volte Pallone d'oro, nonché attuale capocannoniere della Serie A, rischiando di incrinare anche i rapporti con un potentissimo agente come Jorge Mendes, risulta piuttosto difficile. Molto dipenderà anche dalle alternative sul tavolo del craque di Funchal, con il Real Madrid non convintissimo di dirottare la sua attenzione su un 36enne più che su giovani fenomeni come Mbappé e Haaland, e il Psg concentrato maggiormente su Messi.
Se però Ronaldo dovesse passare la palla, contrariamente alle sue consuetudini sul campo, rimettendo la scelta a chi di dovere alla Continassa, la Juve si troverebbe a dover scegliere tra due correnti di pensiero a lei molto care: andare avanti insieme "fino alla fine", ossia fino alla scadenza contrattuale prevista per il 2022, oppure rendersi conto che la maxi operazione legata all'asso portoghese non ha dato i frutti sperati, perché in fondo "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" ?
In seguito alla scena muta del portoghese nel doppio confronto con i Dragoes, si sono sprecate fior fiori di analisi sui freddi numeri vicino alla porta, comunque sempre spaziali, e su quelli ancora più freddi dei conti economici, alla luce dell'investimento da 115 milioni tra cartellino e oneri accessori fatto nell'estate del 2018, a cui va sommato l'esborso di 31 milioni netti all'anno di ingaggio (senza considerare però l'enorme ritorno in termini di commercializzazione del brand garantito da CR7).
Indubbiamente sono in corso da entrambe le parti delle riflessioni sulla convenienza di proseguire il rapporto, anche se in questi casi è sempre la volontà di un giocatore di questo calibro a fare la differenza: immaginare Agnelli e Paratici che forzano la mano per accompagnare all'uscita un cinque volte Pallone d'oro, nonché attuale capocannoniere della Serie A, rischiando di incrinare anche i rapporti con un potentissimo agente come Jorge Mendes, risulta piuttosto difficile. Molto dipenderà anche dalle alternative sul tavolo del craque di Funchal, con il Real Madrid non convintissimo di dirottare la sua attenzione su un 36enne più che su giovani fenomeni come Mbappé e Haaland, e il Psg concentrato maggiormente su Messi.
Se però Ronaldo dovesse passare la palla, contrariamente alle sue consuetudini sul campo, rimettendo la scelta a chi di dovere alla Continassa, la Juve si troverebbe a dover scegliere tra due correnti di pensiero a lei molto care: andare avanti insieme "fino alla fine", ossia fino alla scadenza contrattuale prevista per il 2022, oppure rendersi conto che la maxi operazione legata all'asso portoghese non ha dato i frutti sperati, perché in fondo "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" ?
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