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Leader, goleador, stakanovista: Mancini si è preso definitivamente la Roma, e le altre big osservano

In mezzo all'emergenza difensiva causata dai contemporanei ko di Ibanez, Kumbulla e Smalling e che ha costretto Paulo Fonseca a chiedere un sacrificio ai vari Spinazzola e Karsdorp nonché a rispolverare l'obsoleto Fazio, la Roma ha potuto ammirare la definitiva maturazione di Gianluca Mancini. Il classe '96 è diventato ormai il leader del reparto arretrato giallorosso, indipendentemente da chi gioca con lui, confermando la crescita costante rispetto agli alti e bassi dello scorso anno, il primo nella Capitale. La svolta è arrivata sicuramente con il passaggio alla difesa a tre, a lui più familiare per i trascorsi a Bergamo e più congeniale per esaltarne le caratteristiche. Curiosamente il suo punto di forza ad oggi è anche il suo punto debole: l'innato senso dell'anticipo, così prezioso per la squadra perché permette un recupero di palla alto e la possibilità di eseguire transizioni veloci, a volte si tramuta in un'eccessiva foga, un'arma a doppio taglio che gli è già costata 8 cartellini gialli in 23 apparizioni in Serie A (e un'espulsione in Coppa Italia).
Ma se Mancini è diventato un imprescindibile nell'undici tipo di Fonseca, è anche per la sua grande abilità nel gioco aereo e la pericolosità nell'area avversaria. Sono già quattro i gol in campionato, ad una sola marcatura di distanza dal suo record in maglia Atalanta, stagione 2018/2019.
L'ottimo rendimento ha inevitabilmente acceso i riflettori sia in ottica Nazionale, con Mancini che lo stima e lo considera come opzione valida per chiudere il pacchetto di difensori in vista di Euro 2021, sia in ottica mercato. Alla Juventus in particolare piacerebbe affiancarlo a De Ligt e Demiral per mantenere un'impronta italiana anche nel futuro, ma la Roma lo considera un perno del progetto e c'è da scommettere che prima o poi lo blinderà rinnovando il contratto che attualmente scade nel 2024.

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