Dopo la rottura tra Gomez e l'Atalanta, con la conseguente partenza del Papu direzione Siviglia, l'eredità tecnica ed emotiva dell'argentino era destinata a passare nelle mani, anzi nei piedi fatati, di Josip Ilicic. Un passaggio di consegne naturale, da un trascinatore all'altro. Se non fosse che la Dea quest'anno non ha quasi mai visto in campo la versione migliore dello sloveno. Dopo un lungo periodo di riabilitazione psicologica per uscire dal tunnel della depressione in cui entrato durante il lockdown, tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021 si erano rivisti sprazzi del vero Ilicic, lampi di un talento capace di abbagliare la città di Bergamo e la Serie A intera.
Un fuoco di paglia tuttavia, prima della ricaduta, del ritorno sulle montagne russe di un rendimento che è stato discontinuo per gran parte della sua carriera. Nell'ultimo mese ha perso spazio nelle gerarchie di Gasperini che ha atteso il suo ritorno ad alti livelli in pianta stabile, prima di perdere la pazienza. Contro il Real Madrid in Champions ingresso al 56' e sostituzione al 87', via negli spogliatoi senza passare dalla panchina, dopo aver subito per tutto il tempo i richiami del suo allenatore, insoddisfatto per l'atteggiamento molle con i compagni di squadra in inferiorità numerica.
I paragoni con la vicenda del Papu Gomez sono inevitabilmente sorti in maniera naturale; ma il destino dell'ex Palermo sarà probabilmente diverso, perché di carattere più mite rispetto al sudamericano, perché se Gasp lo bacchetta è solo per cercare di tirare fuori il meglio da lui. Contro la Samp ha giocato una discreta mezz'ora, in attesa di ritrovare la richiesta intensità negli allenamenti. L'Ilicic che un anno fa meravigliava l'Europa con un poker al Mestalla di Valencia c'è ancora, e l'Atalanta, tra bastone e carota, conta di recuperarlo senza volersi privare di lui.
Commenti