Nonostante la preoccupazione che si respira, specie in Lombardia, per l'emergenza Covid, nonostante l'assenza penalizzante dei tifosi e le defezioni che colpiscono le due squadre, l'attesa cresce febbrile per il derby di Milano. Uno dei duelli individuali più esaltanti della stracittadina meneghina sarà sicuramente quello che vedrà coinvolti Achraf Hakimi e Theo Hernandez.
Due interpreti moderni del ruolo di esterno a tutta fascia, capaci di fare la differenza in zona offensiva anche più dei compagni che partono diversi metri più avanti di loro come raggio d'azione. Il passato al Real Madrid è il loro minimo comun denominatore, con i blancos che non si sono fatti molti problemi, tra lo stupore generale, a monetizzare la cessione di due talenti di questo calibro. Theo è stato il primo a lasciare il Santiago Bernabeu, dove non si è mai realmente imposto, lui che era cresciuto nel vivaio dell'Atletico insieme al fratello Lucas. Al Milan però si è lasciato alle spalle anche qualche leggerezza extracampo folgorando prima Maldini (che lo ha preso a 20 milioni, un vero affare) e poi i suoi nuovi tifosi con le sue dirompenti galoppate in grado di spezzare le linee nemiche.
Doti atletiche che Madre Natura ha voluto regalare anche ad Hakimi che dopo aver doppiamente castigato l'Inter in Champions League con il Borussia, ora vuole ricompensarla dopo aver compiuto il salto della barricata. L'impatto con la nuova realtà è stato eccellente, il marocchino sembra nato per giocare nel 3-5-2 di Conte e ha voglia di scaricare il contachilometri al suo primo grande appuntamento con i nuovi colori.
Difficile prevedere chi risulterà vincitore, ma lo spettacolo sulla loro corsia è destinato a non mancare.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un...
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