Nonostante l'assenza di Cristiano Ronaldo e quella del pubblico sugli spalti che in questo tipo di partite è sempre un fattore determinante, la sfida di ieri sembrava il contesto ideale per veder sbocciare la nuova Juventus di Andrea Pirlo: soprattutto perché contro c'era una squadra blasonata e stimolante da affrontare, ma reduce da un tonfo casalingo nel Clasico contro un avversario altrettanto convalescente e ormai scevra di quell'aura di imbattibilità di cui il Barcellona si è fatto forte per anni.
Eppure il giorno dopo lo 0-2 dell'Allianz Stadium ci si ritrova a parlare di un divario ancora più pesante di quanto il risultato finale non abbia descritto, nonostante gli estemporanei gol annullati allo scalognato Morata. Ansu Fati a tempo quasi scaduto ha sbagliato per un eccesso di presunzione una terza rete che ai blaugrana non cambia niente, ma non incendia i toni di un processo ai danni della Vecchia signora che, giustamente, è già partito.
Marca, che è giornale spagnolo comunque più vicino al Real Madrid e quindi "incline" a ridimensionare i successi del Barça, ha commentato "la peggiore Juve che ci si ricordi": un giudizio molto severo ma effettivamente si fa fatica a ricordare i bianconeri sconfitti in casa per una tale manifesta inferiorità, specie in una fase ancora iniziale del torneo.
Il calcio "liquido" che ha in mente Pirlo fatica ad uscire dalla sua testa e dalla sua famosa tesi di Coverciano ma a Torino sono consapevoli che, sebbene una rivoluzione come quella annunciata in estate necessiti pazienza, il tempo scorre inesorabile se ti chiami Juventus e hai vinto sul campo 2 sole partite ufficiali su 7.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un...
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