L'urna di Ginevra ha regalato all'Atalanta un girone con affascinanti accoppiamenti al cospetto di squadre dall'immensa tradizione come Liverpool e Ajax, e l'incrocio con una cenerentola come il Midtjylland, alla prima storica partecipazione in Champions League. Uno strano modo di guardarsi allo specchio per la Dea, che lo scorso anno si approcciava alla competizione con lo stesso deficit di esperienza dei danesi. Proprio da Herning, piccola cittadina di campagna che conta 90mila anime, parte la nuova avventura della banda di Gasperini, ormai consapevole che in campo europeo non ci si può permettere il lusso di sottovalutare nessuno.
Quella del Midtjylland è una piccola e giovane realtà, la cui fondazione risale al vicino 1999. I progressi più significativi sono arrivati dal 2014, con la vittoria di tre degli ultimi sei campionati ad interrompere l'egemonia del Copenhagen, grazie principalmente all'acquisto delle quote societarie da parte di Matthew Benham, uomo d'affari e scommettitore professionista già proprietario della squadra londinese del Brentford. Con il suo arrivo gli "Ulvene" (i Lupi) hanno iniziato a sperimentare con successo un calcio di nuova generazione basato su un pionieristico modello statistico utilizzato non solo per lo scouting e il calciomercato ma anche per gli schemi di gioco. Dal 2001, anno del debutto internazionale, ad oggi, la dimensione fuori dai confini nazional del club è sicuramente cresciuta: l'eccellente traguardo della qualificazione in Champions è stato raggiunto battendo nei preliminari formazioni esperte come Ludogorets (in Bulgaria), Young Boys e Slavia Praga. La squadra non ha una vera stella se si esclude il recentissimo ritorno di Pione Sisto reduce da una fallimentare esperienza al Celta Vigo, ma diversi giovani interessanti tra cui spicca la tecnica del fantasista brasiliano classe '98 Evander.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un...
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