La scorsa estate di questi tempi, Eusebio Di Francesco tornava in sella dopo essere stato dolorosamente disarcionato dalla Roma e accettava la proposta della Sampdoria. Una scelta rivelatasi sbagliatissima, presa per empatia con il presidente Ferrero e per la promessa non mantenuta di un mercato all'altezza, che lo costrinse a dimettersi dopo tre miseri punti conquistati in sette partite.
In mattinata è stato ufficializzato il suo approdo sulla panchina del Cagliari dove andrà a prendere il posto di Walter Zenga. Una nuova avventura che gli permetterà di cancellare la macchia doriana dal curriculum e di riabilitare una reputazione di allenatore che è andata in picchiata molto, troppo, in fretta dopo i due esoneri consecutivi.
Eppure Di Francesco è stato il grande artefice della semifinale di Champions della Roma di due anni fa e spiccioli, anche se in tanti hanno voluto derubricare quel percorso europeo a uno scherzo del destino; la realtà è che però fu lui a dare una mentalità e una dimensione europea alla Roma, fino ad allora scottata e intimorita dal confronto con i grandi club. Neanche la brillante versione del suo Sassuolo è poi così lontana nel tempo: nel 2015/2016 condusse i neroverdi fino ad un sesto posto che neanche l'acclamato De Zerbi ha raggiunto, per poi disputare l'anno seguente un Europa League a testa alta. La sua colpa principale, magari non l'unica, negli ultimi anni è stata quella di non sapersi imporre coi suoi dirigenti, trovandosi a lavorare con rose disfunzionali per la sua idea di calcio.
Ma non sarà così in Sardegna dove il Presidente Giulini ha deciso di concedergli pieni poteri in campo e sul mercato, rendendolo un manager all'inglese più che un semplice allenatore; una decisione che ha portato anche alla separazione con l'attuale ds Marcello Carli. Ed è per questo che Cagliari rappresenta la grande occasione, la chiamata senza appello di Di Francesco, per dare una nuova svolta a una carriera in panchina che fino a poco tempo fa sembrava in continua ascesa.
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