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Milan, arriva anche Brahim Diaz: un predestinato a caccia della definitiva esplosione


Quando hai una classe innata, un baricentro basso, un controllo di palla vellutato col mancino, i paragoni scomodi con Messi ti accompagnano sin dalla giovane età, specie se hai "l'aggravante" di giocare in Spagna. È quello che è successo a Brahim Díaz, prossimo acquisto del Milan, fin dai tempi del vivaio del Malaga quando il Manchester City si innamorò di lui e lo portò in Inghilterra. Le magie con le formazioni giovanili dei Citizens (fece stropicciare gli occhi a chi non lo conosceva nell'incrocio di Youth League con la Primavera del Napoli) gli consentono di bussare presto alla porta della prima squadra di Pep Guardiola. 15 presenze complessive tra le varie competizioni, molte delle quali spezzoni, agli ordini del vate catalano, che non riesce a offrirgli le garanzie tecniche necessarie per restare; un copione che si ripeterà poco tempo dopo con Jadon Sancho. Mentre il wonderboy inglese sceglie come tappa prestigiosa ma intermedia Dortmund, Il classe '99 si fa sedurre subito dal Real Madrid che lo preleva per 17 milioni di euro (con i bonus potenzialmente si arriva a 24) nel Gennaio del 2019. Un investimento davvero importante per un giovane con poca esperienza e principalmente con un contratto che sarebbe scaduto da lì a pochi mesi. Un enorme segnale di fiducia da parte della dirigenza madridista, intenzionata a costruire un tridente di futuri Galacticos con i brasiliani Vinicius Jr e Rodrygo. Le cose alla Casa Blanca non vanno però come sperato nonostante la stima di Zidane, a causa della grande concorrenza: 10 presenze totali il magro bottino in questa stagione, con un gol e un assist (entrambi in Copa del Rey). 
Tutto fatto per il suo arrivo a Milanello in prestito secco ( le parti visti gli ottimi rapporti si aggiorneranno durante l'anno per i termini dell'eventuale riscatto) con il Real che non ne ha voluto sapere di perdere il controllo sulla promessa di origini marocchine. 
Come e dove giocherà nel Milan di Pioli? Difficile rispondere a questa domanda considerando che nella sua pur breve carriera ha ricoperto varie posizioni: esterno offensivo, trequartista, persino falso nueve. Difficile immaginarlo galleggiare intorno a Ibrahimovic come seconda punta, più probabile che contenda un posto a Calhanoglu o Castillejo. L'impatto con la Serie A lo forzerà a migliorare nella continuità e nella fase difensiva, specie se si troverà a giocare sulla fascia. Passaggi obbligatori per vedere finalmente esplodere un talento cristallino.

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