Poco meno di 4 milioni di buonuscita, 7,5 milioni di un ingaggio diventato ormai un peso, 90 milioni che corrispondono all'ammontare della famosa clausola rescissoria pagata al Napoli. Tutte le cifre di Gonzalo Higuain che ha detto addio alla Juventus per accasarsi come il compagno di squadra Matuidi all'Inter Miami di Beckham; con un pizzico di rammarico per le parole di Pirlo che non ha messo in discussione il valore assoluto del calciatore ma ha pubblicamente dichiarato come il suo ciclo fosse finito. Era convinto di poter dare ancora alla causa, ma la società bianconera non gli ha lasciato molte alternative e gli ha indicato la porta d'uscita.
Qual'è il il bilancio finale del centravanti argentino a Torino dopo il trasferimento che fece scalpore nel 2016, quando l'ex Real decise di tradire la venerazione di una città appassionata senza guardarsi indietro? C'è un Higuain raccontato dai freddi numeri, ottimi ma non esaltanti per quelle che erano le premesse, e comunque in calando (32 gol la prima stagione, 23 la seconda, 11 nell'ultima) e una narrazione diversa di Higuain resa da immagini, esultanze, momenti decisivi. Questo secondo Pipita è sicuramente entrato nel cuore degli juventini che hanno acclamato il suo ritorno in rosa dopo le parentesi negative a Milan e Chelsea. La zampata all'esordio contro la Fiorentina quando tutta Italia ironizzava sui suoi chili in eccesso, le reti del core 'ngrato contro la sua ex squadra, quella sensazione di onnipotenza e di strapotere sulle concorrenti derivante dal suo acquisto, e i gol nel percorso dei tre Scudetti vinti allo Stadium che possono essere pesati oltre che contati. Tutti fattori che gli hanno permesso di conquistare i favori di una tifoseria abituata piuttosto bene in termini di campioni.
In molti si chiedono.. come sarebbe andata se Mister 36 gol avesse optato per una scelta diversa in quell'estate di quattro anni fa? Probabilmente avrebbe ricevuto un trattamento diverso senza dover dire addio dall'uscita di servizio e sarebbe ancora oggi un giocatore di Serie A, immortalato da una statuina di San Gregorio Armeno a grandezza naturale e da un gigantesco murales nei Quartieri Spagnoli; sacrificando in cambio tre Tricolori in bacheca e una finale di Champions dal palmares personale. È l'eterno dilemma tra l'essere uno dei tanti in una piazza vincente o entrare nell'Olimpo dei grandi di una società meno abituata a gioire a fine anno e per questo attaccatissima a chi rimane fedele alla maglia. Gonzalo la sua decisione l'ha presa e mentre si appresta ad iniziare una nuova avventura lontano dal calcio che conta a soli 32 anni, potrà tirare le somme se è stata a posteriori quella giusta.
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