La storia di ogni società è caratterizzata da rimpianti, più o meno grandi, sulla valutazione errata delle doti di un calciatore lasciato andare frettolosamente. Le motivazioni possono essere le più disparate: la necessità di fare cassa, l'impossibilità di aspettarne la completa maturazione, la consapevolezza che il suo ambientamento non è andato per il verso giusto. Il nostro campionato non è particolarmente famoso per la pazienza dimostrata nei confronti di prospetti più o meno giovani, che lasciata la Serie A sono sbocciati all'estero, lasciando l'amaro in bocca alle squadre che non hanno creduto abbastanza in loro. Ecco i casi più eclatanti:
Philippe Coutinho L'Inter storicamente è il club nostrano che meglio riconosce il talento senza avere sempre la pazienza di difendere i suoi investimenti. Senza andare a scomodare Roberto Carlos (ma anche Pirlo e Seedorf che hanno fatto le fortune dei cugini milanisti), Coutinho è senza dubbio il più grande rimpianto degli anni recenti. Acquistato che era un teenager minorenne dal Vasco da Gama, non è riuscito ad entrare stabilmente nelle rotazioni dei nerazzurri post triplete, prima di essere ceduto al Liverpool per 13 milioni di euro. Pochini considerando che il Barcellona ne ha sborsati in seguito circa 150 per portarlo al Camp Nou.
Pierre-Emerick Aubameyang Il più grande errore di valutazione del Milan in epoca moderna, anche se bisogna dire che prevedere una simile esplosione del gabonese non era certo facile. Dopo aver sciolto ogni legame con i rossoneri, il Saint-Etienne fu il suo trampolino di lancio per diventare uno degli attaccanti più apprezzati del panorama internazionale al Borussia Dortmund. Prima dell'Arsenal e di qualche ammiccamento in favore di un ritorno, stavolta da protagonista, al Milan che però non si è mai concretizzato.
Bruno Fernandes Portato in Italia dal Novara, che lo pescó nel Boavista che era ancora un ragazzino gracile e minuto, ha giocato in Serie A con Udinese e Sampdoria, facendo intravedere le sue qualità senza avere mai però molta continuità. Motivo per cui quando si diresse verso lo Sporting Lisbona, nessuno si strappò i capelli. Al Josè Alvalade però Bruno Fernandes si è consacrato come uno dei centrocampisti più prolifici e decisivi d'Europa, guadagnandosi il Manchester United che lo ha pagato a peso d'oro dopo mesi di corteggiamento.
Mohamed Salah Il suo non è un rimpianto vero e proprio. Perché sulla sponda giallorossa del Tevere alle partenze dolorose ci si è fatta l'abitudine, e la sua cessione sembrava ben remunerata. Le due stagioni dell'egiziano a Roma erano state molto positive, ma il Liverpool lo aveva comunque pagato 50 milioni tra base fissa e bonus, una cifra che tutto sommato sembrava congrua. Se non fosse che ad Anfield Jurgen Klopp ha trasformato Salah in uno degli attaccanti più letali che ci sono in giro. Capace anche di vincere la Champions League, con Alisson a gioire con lui all'altra estremità del campo.
Kingsley Coman È vero, Coman non è Henry, e la Juventus per il disturbo della cessione di un giocatore prelevato a parametro zero, è stata ricompensata con 28 milioni tra prestito biennale e riscatto dal Bayern. Mica male, però la sensazione è che se il francese non fosse stato tormentato da una serie di infortuni che hanno dell'incredibile, perché non muscolari e quindi non prevedibili, la storia sarebbe diversa, e potrebbe ancora esserlo visto che ha solo 24 anni. Perché il giovane Kingsley quando è stato arruolabile e in piena forma in Baviera, ha mostrato lampi di una possibile stella. E se una sola partita non costituisce un rimpianto, molti bianconeri ricordano ancora rete e assist per Müller nei quarti di finale della Champions League del 2016.
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