È notizia di ieri la violazione del lockdown da parte di Moise Kean, attaccante dell'Everton che ha suscitato la reazione indignata della stampa inglese. I tabloid si sono scatenati all'attacco dell'ex Juventus, reo di aver ospitato in casa propria un party abbastanza lascivo in barba alle disposizioni del Governo, e lo stesso Everton si è dichiarato pubblicamente "inorridito" per il comportamento adottato dal proprio tesserato, nonostante gli ammonimenti del club. La giovane punta è passata in un lampo dal vedere il suo nome sui giornali per ragioni attinenti al calciomercato alla gogna mediatica generalizzata.
Non bisogna certamente demonizzare il gesto (comunque sconsiderato) di un classe 2000 come lui, visto che professionisti in teoria più responsabili per via della loro carta d'identità si sono dimostrati ugualmente scellerati, ma il curriculum di Kean in fatto di bravate comincia a essere corposo.
Il paragone con Balotelli lo accompagna dalla tenerissima età, per le gesta fuori e dentro il campo, visto il prematuro debutto con una big italiana e il successivo trasferimento in Inghilterra. Un accostamento da cui il primo millennial capace di trovare la via della rete in Serie A, non riesce proprio a liberarsi.
Recentemente il suo nome è stato avvicinato con una certa insistenza al Napoli, all'Inter e alla Roma. In particolare a Trigoria il suo è un profilo che stuzzica, già a Gennaio ci si era fatto un pensiero per aiutare Dzeko, ma Ancelotti appena arrivato ai toffees l'ha voluto trattenere. Probabilmente però Kean non è un l'uomo che fa al caso dei giallorossi: non serve andare molto indietro con la memoria per ricordarsi degli atteggiamenti discutibili in coppia con Zaniolo in occasione dell'Europeo u21, che portarono il ct della Nazionale maggiore Mancini a far saltare ai due un giro di convocazioni come provvedimento punitivo. Zaniolo a dispetto di una fama di ragazzo dal carattere difficile non ha mai dato problemi alla Roma, ma da più parti confermano che la vicinanza con Kean ha sempre avuti effetti spiacevoli nella condotta di entrambi, motivo per cui farli ricongiungere non sembra affatto una buona idea.
Al di là dell'ultima ragazzata, Petrachi dovrà farsi una domanda cruciale se deciderà di puntare le sue fiches sull'attaccante dell'Everton nel prossimo calciomercato: perché mai la Juventus, sempre così attenta ai talenti emergenti, ha deciso - al netto di una bella plusvalenza - di privarsi a cuor leggero di un giovane capace di entrare nella storia del calcio italiano ed europeo in quanto a precocità ?
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