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Lazio, Lotito rompe il lungo silenzio


Negli ultimi tempi la politica adottata dal presidente della Lazio Claudio Lotito era stata quella di non commentare le vicende legate all'emergenza Coronavirus, e le sue molteplici implicazioni nel mondo del calcio, per non dare adito a polemiche. Dall'ambiente biancoceleste gli unici commenti pervenuti sulla situazione erano stati affidati alla vivace penna di Arturo Diaconale, portavoce di Lotito. Tuttavia oggi ai microfoni della radio ufficiale del club, il patron laziale ha deciso di interrompere il lungo silenzio mediatico, pur senza toccare come ci si sarebbe atteso temi come il taglio degli stipendi e le divisioni in Lega Serie A circa la ripresa del campionato. Questi i passaggi più significativi delle sue dichiarazioni: "Volevo precisare che nessuno vuole prendere sotto gamba la salute dei cittadini e degli atleti. Ho sempre sostenuto che tutte le attività lavorative possano essere espletate se rispettano le norme di sicurezza e se hanno l'autorizzazione dei Prefetti. Non capivo perché un atleta non potesse svolgere la propria attività, che non deve essere considerata ludica. I giocatori hanno una condizione fisica diversa dalle persone normale e possono andare in difficoltà se vengono fermati per così tanto tempo. Formello è stato sanificato, abbiamo fatto la nebulizzazione del perossido di idrogeno che consente di evitare il contagio di qualsiasi natura. In un contesto così, con tutti i controlli, non ho mai capito perché i giocatori non si siano potuti allenare. Secondo me lo possono fare, nessuno rischia la salute. Io ho il personale che tutti i giorni lavora in ospedali Covid-19: tutti sono stati dotati di misure di protezione. Siamo rispettosi delle regole ma in questo contesto non c'è una validazione scientifica che impedisca ai giocatori di allenarsi in un contesto da me sopra descritto. O meglio, adesso sono impedite le sedute, ma nel precedente decreto no. Se viene adottato un protocollo che rispetta alcune misure di sicurezza, le salute non viene compromessa. L'allenamento è un atto lavorativo. Perché se lavorano nelle fabbriche, un calciatore non può svolgere il proprio compito in condizione di totale sicurezza?"

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