Oggi compie 38 anni Ricardo Izecson dos Santos Leite, al secolo Kaká. In un momento in cui l'astinenza da calcio giocato impone la revisione di vecchie partite storiche, non può non scendere una lacrima di nostalgia pensando al brasiliano, non solo al popolo milanista che ha venerato per sei lunghi anni il suo amato numero 22, ma a tutti gli appassionati per cui Kaká ha rappresentato un fuoriclasse generazionale. Quando nel 2003 il Milan investì su di lui, l'archetipo del campione verdeoro era quello del ragazzino aggrappatosi al suo talento per sfuggire alla miseria e agli stenti di un'infanzia passata nei bassifondi delle favelas. Storie di redenzione, di riscatto sociale, di liberazione da un destino ingrato che tanto piacciono ai media locali, ma che non rispecchiavano la parabola insolita del giovane Kakà, cresciuto in maniera agiata da madre insegnante e padre ingegnere. Una lotta paradossale contro i pregiudizi che lo hanno accompagnato anche al suo arrivo in Italia per il suo aspetto da bravo ragazzo, come testimoniano le eloquenti parole di Carlo Ancelotti : "Quando lo vidi la prima volta mi misi le mani nei capelli: occhialini, pettinatissimo, faccia da bravo ragazzo, solo non vedevo la cartella con i libri e la merendina. Oddio, abbiamo preso uno studente universitario. Benvenuto all'Erasmus. Finalmente un bel giorno si presentò da noi per allenarsi. Prima domanda che avrei voluto fargli:'Hai avvertito papà e mamma che oggi non vai a scuola?'. Poi però è sceso in campo e… Apriti cielo. Ma apriti per davvero… Con il pallone tra i piedi era mostruoso."Con quella maschera da studente universitario ne ha fatta tanta di strada Kaká. Ultimo Pallone d'oro nel 2007 prima del duopolio Messi-Cristiano Ronaldo spezzato solamente nel 2018 da Luka Modric, è riuscito a fare breccia ,grazie a quella immagine pulita oltre che per le sue immense qualità con il pallone tra i piedi, nel cuore di tanta gente. Che ricorderà per sempre quel teologo mancato slalomeggiare elegantemente in mezzo alla difesa impotente del Manchester United in una notte di Champions League del 2007 consegnata alla leggenda.
Oggi compie 38 anni Ricardo Izecson dos Santos Leite, al secolo Kaká. In un momento in cui l'astinenza da calcio giocato impone la revisione di vecchie partite storiche, non può non scendere una lacrima di nostalgia pensando al brasiliano, non solo al popolo milanista che ha venerato per sei lunghi anni il suo amato numero 22, ma a tutti gli appassionati per cui Kaká ha rappresentato un fuoriclasse generazionale. Quando nel 2003 il Milan investì su di lui, l'archetipo del campione verdeoro era quello del ragazzino aggrappatosi al suo talento per sfuggire alla miseria e agli stenti di un'infanzia passata nei bassifondi delle favelas. Storie di redenzione, di riscatto sociale, di liberazione da un destino ingrato che tanto piacciono ai media locali, ma che non rispecchiavano la parabola insolita del giovane Kakà, cresciuto in maniera agiata da madre insegnante e padre ingegnere. Una lotta paradossale contro i pregiudizi che lo hanno accompagnato anche al suo arrivo in Italia per il suo aspetto da bravo ragazzo, come testimoniano le eloquenti parole di Carlo Ancelotti : "Quando lo vidi la prima volta mi misi le mani nei capelli: occhialini, pettinatissimo, faccia da bravo ragazzo, solo non vedevo la cartella con i libri e la merendina. Oddio, abbiamo preso uno studente universitario. Benvenuto all'Erasmus. Finalmente un bel giorno si presentò da noi per allenarsi. Prima domanda che avrei voluto fargli:'Hai avvertito papà e mamma che oggi non vai a scuola?'. Poi però è sceso in campo e… Apriti cielo. Ma apriti per davvero… Con il pallone tra i piedi era mostruoso."Con quella maschera da studente universitario ne ha fatta tanta di strada Kaká. Ultimo Pallone d'oro nel 2007 prima del duopolio Messi-Cristiano Ronaldo spezzato solamente nel 2018 da Luka Modric, è riuscito a fare breccia ,grazie a quella immagine pulita oltre che per le sue immense qualità con il pallone tra i piedi, nel cuore di tanta gente. Che ricorderà per sempre quel teologo mancato slalomeggiare elegantemente in mezzo alla difesa impotente del Manchester United in una notte di Champions League del 2007 consegnata alla leggenda.
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