Una delle ultime partite a disputarsi prima che l'attuale emergenza sanitaria paralizzasse il mondo del pallone è stata Liverpool-Atletico Madrid, ritorno degli ottavi di Champions League, che ha visto i colchoneros violare il magico Anfield 2-3 ai supplementari bissando il successo dell'andata in Spagna. La meravigliosa atmosfera dello stadio dei reds ha fatto da cornice alla gara manifesto del modo di interpretare il gioco del calcio - e più in generale la vita - del condottiero dell'Atletico, Diego Pablo Simeone. L'esaltazione dell'agonismo, la vittoria della sostanza e del pragmatismo sull'estetica, la celebrazione massima dello spirito di gruppo che prevale sulla fine giocata del singolo, in una sola parola il Cholismo.
Una carriera quella del Cholo Simeone, che oggi ha tagliato il traguardo dei 50 anni tondi tondi, fortemente contraddistinta dai colori della bandiera italiana; un presente da simbolo indiscusso dell'Atletico Madrid e i tanti incroci con le squadre italiane in Champions (Juventus in primis), un futuro chissà quanto lontano sulla panchina dell'Inter a cui ha giurato che un giorno tornerà, ma soprattutto un passato indissolubilmente legato alla Serie A. È il Pisa a dargli la prima occasione in Europa, portandolo nel nostro campionato nel 1990 dall'Argentina, ma è in Spagna che esploderà scrivendo la storia, in un primo momento da giocatore, dell'Atletico facendo il doblete con campionato e coppa. Torna in Serie A più maturo per rispondere alla chiamata dell'Inter, ma nonostante la vittoria della Coppa Uefa, i nerazzurri nel 1999 decidono di cederlo alla Lazio come pedina di scambio nella trattativa record da 90 miliardi di lire per Vieri. Un errore che costerà caro perché Simeone metterà la sua firma da ex sia sulla finale di Coppa Italia del 2000, sia sul celeberrimo e infausto 4-2 del 5 Maggio 2002 che costò lo Scudetto agli interisti. In mezzo gli indimenticabili successi nell'epoca d'oro biancoceleste, sempre con il suo contributo determinante, come in occasione di Juventus-Lazio decisa con il marchio di fabbrica del colpo di testa in inserimento, e cruciale per la rimonta stagionale che culminerà nello Scudetto del nuovo millennio.
La Serie A gli ha dato tanto anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo: fu il Catania a dargli la prima chance in panchina dopo le esperienze in patria, e lui ripagó la fiducia dei siciliani, che lo avevano preso in corsa per sostituire Marco Giampaolo, con una salvezza ottenuta in maniera brillante. Fino ai giorni nostri, dove è il volto dei colchoneros e l'incarnazione stessa della passione di una tifoseria, che lo ha eletto a idolo per quanto vinto sia da giocatore sia da allenatore e per l'attaccamento viscerale (anche se molto ben retribuito), al club. Tanti auguri Cholo!
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