Mentre Bergamo osservava con dolore una sfilata di bare accompagnate dai mezzi dell'Esercito, l'Atalanta scriveva forse la pagina più bella della sua storia cercando di alleviare le pene di una città lacerata dalle ferite della prima ondata della pandemia Covid. Il micidiale uno-due subito agli sgoccioli della partita col Psg che è costato l'accesso ad una incredibile semifinale non cancella la bellezza del percorso europeo della Dea, capace di guadagnarsi il rispetto e il timore anche delle migliori corazzate del continente.
Il principale artefice del miracolo orobico non può che essere Gian Piero Gasperini, capace di creare una spietata macchina da gol che con 98 (!) centri in campionato si è consacrata tra i migliori attacchi di tutta Europa; una prolificità che per qualche settimana ha permesso a Duvan e compagni di accarezzare persino il sogno Scudetto, quando i giri del motore della squadra erano al massimo. Chissà come sarebbe andata senza il fallo di mano di Muriel che ha permesso a Ronaldo di pronunciare la sua sentenza dal dischetto, quando l'Atalanta a pochi minuti dal termine era vicina ad espugnare l'Allianz Stadium di Torino. Il terzo posto con la bellezza di 78 punti conquistati rimane comunque un risultato di assoluto prestigio, che ha permesso ai nerazzurri di confermarsi in Champions League.
Il laboratorio dove la banda del Gasp plasma il suo stile di gioco da mal di denti per gli avversari (cit. Guardiola), un locus amoenus dove i calciatori cementavano la loro unione come fossero una famiglia. Questa, più o meno, era la visione di Zingonia da parte degli osservatori esterni. Almeno fino a che non è esploso il caso legato al Papu Gomez, dopo il durissimo confronto avvenuto all'intervallo della gara contro il Midtjylland col proprio allenatore. Come un fulmine a ciel sereno, i Percassi si sono trovati al bivio di dover decidere tra Gasperini e l'eroe di mille battaglie, il Capitano, ormai bergamasco acquisito: una scelta dolorosa, che ha portato all'accantonamento dell'argentino, ormai praticamente un separato in casa. Le prime luci del nuovo anno lo porteranno altrove dopo oltre 6 stagioni di amore reciproco, ma l'Atalanta resterà, sempre meno provinciale e più protagonista della Serie A.
Il principale artefice del miracolo orobico non può che essere Gian Piero Gasperini, capace di creare una spietata macchina da gol che con 98 (!) centri in campionato si è consacrata tra i migliori attacchi di tutta Europa; una prolificità che per qualche settimana ha permesso a Duvan e compagni di accarezzare persino il sogno Scudetto, quando i giri del motore della squadra erano al massimo. Chissà come sarebbe andata senza il fallo di mano di Muriel che ha permesso a Ronaldo di pronunciare la sua sentenza dal dischetto, quando l'Atalanta a pochi minuti dal termine era vicina ad espugnare l'Allianz Stadium di Torino. Il terzo posto con la bellezza di 78 punti conquistati rimane comunque un risultato di assoluto prestigio, che ha permesso ai nerazzurri di confermarsi in Champions League.
Il laboratorio dove la banda del Gasp plasma il suo stile di gioco da mal di denti per gli avversari (cit. Guardiola), un locus amoenus dove i calciatori cementavano la loro unione come fossero una famiglia. Questa, più o meno, era la visione di Zingonia da parte degli osservatori esterni. Almeno fino a che non è esploso il caso legato al Papu Gomez, dopo il durissimo confronto avvenuto all'intervallo della gara contro il Midtjylland col proprio allenatore. Come un fulmine a ciel sereno, i Percassi si sono trovati al bivio di dover decidere tra Gasperini e l'eroe di mille battaglie, il Capitano, ormai bergamasco acquisito: una scelta dolorosa, che ha portato all'accantonamento dell'argentino, ormai praticamente un separato in casa. Le prime luci del nuovo anno lo porteranno altrove dopo oltre 6 stagioni di amore reciproco, ma l'Atalanta resterà, sempre meno provinciale e più protagonista della Serie A.
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