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Il 2020 del Napoli: le macerie della ricostruzione affidate a “Ringhio Star”, con il lutto nel cuore

L'inizio del 2020 è arrivato per il Napoli come l'alba che si affaccia dopo una notte di tempesta. Lo scioccante ammutinamento post-Salisburgo e il conseguente allontanamento di Ancelotti avevano calpestato le ambizioni degli azzurri, che sognavano di coronare finalmente con l'acuto finale un inseguimento alla Juventus durato anni grazie all'esperienza e al curriculum dell'ex allenatore del Milan. De Laurentiis per rimettere insieme i cocci di un gruppo psicologicamente destabilizzato ha scelto Gennaro Gattuso, che ha impiegato molto meno di un anno solare per entrare nel cuore della piazza con il suo attaccamento umano e professionale verso la squadra.
Sul campo sono stati mesi di transizione, alla ricerca della versione migliore di sè stessi, con la mancata qualificazione in Champions League a causa del ritardo accumulato in classifica. Ma anche con la consolazione della Coppa Italia vinta contro i bianconeri rivali di sempre, un trofeo troppo spesso bistrattato e tirato in ballo solo nelle discussioni da bar sport "E tu che hai vinto nelle ultime tot stagioni??". I mesi coincidenti con l'inizio del nuovo campionato sono serviti per riportare con qualche alto e basso Capitan Insigne e compagnia tra le grandi, grazie anche all'entusiasmo generato da Osimhen, l'acquisto più costoso della storia del club.
Almeno fino a quel 25 Novembre, che ha fatto piangere la città intera e il mondo con la notizia improvvisa della morte di Diego Armando Maradona: con il lutto nel cuore, al braccio nonché sul petto in virtù della nuova maglia ispirata ai colori della sua Argentina, il Napoli sa che il modo migliore per onorare la memoria del Mito passa dalle vittorie sul rettangolo verde.

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