A Milano, sponda rossonera, e a Firenze sicuramente scorre qualche lacrima di nostalgia pensando al nome di Manuel Rui Costa. Un po' dovute al fatto che il 10 portoghese era uno di quei giocatori in grado di fare innamorare subito le platee grazie alla sua qualità, un po' motivate dalla circostanza che sia Milan che Fiorentina sono oggi abbastanza lontane dai fasti gloriosi di quando il fantasista militava nelle rispettive rose. Tanti auguri a Rui Costa, che oggi compie 48 anni; attualmente direttore sportivo con successo del Benfica, dove iniziò e terminò la sua prestigiosa carriera. In mezzo due lunghe esperienze in Serie A dove ha speso il meglio dei suoi anni: prima alla Fiorentina di Cecchi Gori che lo acquista per 11 miliardi di lire, ampiamente ripagati dalla conquista di due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana,oltre che da tante giocate in coppia con il Re Leone Batistuta, e in seguito al Milan. Galliani lo veste di rossonero a fronte di un assegno da 85 miliardi di lire, battendo la concorrenza della Lazio, senza che la Viola, condizionata da una pesante situazione debitoria e dallo spettro del fallimento, possa sperare di trattenere un calciatore da 50 reti tonde tonde in 276 presenze. A Milano sotto la guida di Ancelotti Rui Costa nell'età della maturità vince tutto, Scudetto,Coppa Italia, Supercoppa Italiana nei confini nazionali, Champions League e Supercoppa Europea a livello continentale. Sgoccioli di carriera vissuti nel suo amatissimo Benfica, non prima che con la maglia del club di Lisbona il destino gli riservi un'altra gita a San Siro in Champions League, questa volta da rivale del Milan. O Maestro riceve il tributo di tutto lo stadio per i cinque anni passati insieme, meritati da un calciatore che si è sempre distinto oltre che per le grandissime qualità, anche per una professionalità e un senso di appartenenza verso le sue squadre fuori dal comune.
Se la Roma non riesce a spiccare il volo nei big match, venendo puntualmente ridimensionata, uno dei motivi risiede probabilmente nell'inesperienza ad alti livelli di alcuni titolari dell'undici tipo: giocatori come Ibanez, Villar e Karsdorp hanno mostrato ottime qualità nel corso della stagione, ma non hanno familiarità nel competere per traguardi come la qualificazione alla Champions League, proveniendo chi da mesi in panchina all'Atalanta, chi dalla seconda serie spagnola. Contro il Napoli mancavano, oltre a Veretout, Mkhitaryan e Smalling, due tra i più navigati nella rosa di Fonseca, anche se in campo c'erano comunque Dzeko e Pedro. Lo spagnolo in particolare era stato acquistato in estate a parametro zero dal Chelsea per rappresentare un valore aggiunto in termini di leadership e mentalità vincente, in virtù della sua sconfinata bacheca. Se da questo punto di vista non sembra aver particolarmente inciso sulla maturità del gruppo giallorosso, peraltro con più di un...
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